Arte fuori dal palco

Le creazioni di Léon Bakst in mostra alla Fondazione Cini di Venezia

Fondale per L'Après-midi d'un faune, 1912
Fondale per L'Après-midi d'un faune, 1912 © Léon Bakst

Una ricca scelta delle creazioni teatrali del poliedrico artista russo, provenienti da San Pietroburgo e mai viste in Italia, in esposizione a Palazzo Vio Cini.

Dal 5 ottobre, grazie ad una collaborazione con il Museo Statale del Teatro e della Musica di San Pietroburgo, e con l’Università Ca’ Foscari, l’Istituto per il Teatro e il Melodramma della Fondazione Giorgio Cini di Venezia apre per breve tempo una mostra dedicata a Léon Bakst, artista estremamente poliedrico, noto per l'intensa collaborazione con i celebri Ballets Russes

Un artista dai tratti cosmopoliti

Léon Bakst (nome d'arte di Lev Samojlovič Rosenberg) nacque a Grodno in Bielorussia il 10 maggio 1866 da una famiglia ebrea, e morì Parigi il 27 dicembre 1924. Appassionato di pittura sin da giovanissimo, entrò all'Accademia di Belle Arti di San Pietroburgo nel 1883, venendone espulso pochi anni dopo per aver presentato una Pietà ritenuta irrispettosa. Ciò nonostante, nel 1914 fu nominato membro dell'Accademia Imperiale delle Arti. Durante i primi anni di attività in Russia, svolti lavorando prevalentemente come illustratore, entrò in contatto con la cerchia che gravitava intorno alle figure di Alexandre Benois e Sergej Djagilev, stabilendo amicizie preziose. 

Ottimo pittore, viaggiò in Europa terminando la sua formazione a Parigi tra il 1893 ed il 1896, quindi fece ritorno in Russia dove si avvicinò alla produzione teatrale. Dopo aver collaborato col Teatro Hermitage, dal 1909 si stabilì in Francia, operando per conto della compagnia di danza che Djagilev aveva lì appena fondato, i Ballets Russes, forte di coreografi quali Fokine, Nijnskij, Balanchine. Bakst disegnò scenografie e costumi di spettacoli rimasti memorabili come Narcisse, Cléopâtre, Le Carnaval, Shéhèrazade, Salomé, L'Après-midi d'un faune, Daphnis et Chloé, L'oiseau de feu. La sua raffinatezza creativa, la cura calligrafica nel disegno, l'audacia delle invenzioni e la scelta di colori sontuosi finirono per influenzare in qualche modo la moda di quei tempi. 

L'arrivo di opere mai viste in Italia

Sciolto per reciproche incomprensioni il sodalizio con Djagilev, Bakst prese a collaborare con le compagnie delle ballerine Anna Pavolova e Ida Rubinstein, nonché per vari teatri un po' ovunque. Nei due anni precedenti la morte lavorò negli Stati Uniti: qui, a Baltimora, progettò perfino un piccolo teatro per  John Garrett, un magnate delle ferrovie.

La sua feconda carriera viene ora ripercorsa nella mostra Léon Bakst. Symbol of the Ballets Russes, allestita a cura di Maria Ida Biggi e Natalia Metelitsa, che resterà aperta dal 5 ottobre al 19 novembre 2018 a Palazzo Vio Cini in Venezia. Il nucleo centrale è basato su preziosi bozzetti e figurini giunti da San Pietroburgo, e che vengono esposti per la prima volta in Italia. 

Saranno  visibili anche i bozzetti di opere liriche realizzate principalmente tra il 1910 e il 1911, quali ThaïsLa traviataFaustLe Martyre de Saint Sébastien, Manon Lescaut, nonché rare testimonianze d'epoca appartenute al coreografo Aurél M. Milloss, il cui archivio è conservato alla Fondazione Cini.

 


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