Cos’è il Grand Guignol? L’aggettivo granguignolesco, forse, è noto; ma da cosa deriva?
Basti, come introduzione, dire che si tratta di un genere teatrale esistito agli inizi del XX secolo e che trovò il suo apice in terra francese.
Alle domande esposte più sopra, in realtà, risponde più esaustivamente il libro Teatro sinistro. Storia del Grand Guignol in Italia, scritto da Carla Arduini.
Il saggio appare come un testo utile per conoscere il teatro, sebbene esponga e decifri quella parte dell’arte drammatica che prima è rimasta agli estremi e poi è sparita.
Infatti, sebbene il Grand Guignol non si sia sviluppato, ha segnato un’epoca. In particolare mi riferisco quei decenni iniziali del Novecento, contrassegnati da guerre mondiali, scoperte scientifiche tanto importanti quanto catastrofiche, avanguardie e infine la nascita della società di massa con i suoi perturbamenti e le sue paure, accompagnati dalle moderne tecniche di comunicazione e di indebolimento del potere del singolo.
Il genere teatrale del Grand Guignol è nato sul finire dell’Ottocento in Francia, nel teatro parigino che porta quel nome da brivido. Ma non è passato che un solo decennio prima che Alfredo Sainati importasse questa specialità anche in Italia.
La sua caratteristica era quella di mostrare eventi orrificanti, senza spiegare come questi erano avvenuti, perché erano accaduti o quale psicologia ci fosse dietro gli artefici di tali misfatti. Ciò che traspare è solo la pura e l’incredulità dei personaggi che li subiscono.
Carla Arduini ha ricostruito, per l’appunto, l’arrivo e l’evoluzione di questo genere macabro nel territorio italiano. Per poi giungere alla sua fine, negli anni ’30.
Il lavoro della studiosa forse è unico nel suo genere. Prima di lei, ricordo solo una Histoire du Grand Guignol scritto da Camillo Antona-Traversi nel 1933; ma questo testo, però, era riferito solo allo sviluppo del genere nel territorio francese.
Teatro sinistro. Storia del Grand Guignol in Italia è diviso in 4 capitoli e 3 appendici (oltre che un Album di foto e disegni) che, a loro volta, sono divisi in diversi paragrafi i cui titoli sanno di antico e di teatrale, hanno un non so ché di romanzesco e, sicuramente, rimandano ai temi trattati nelle opere analizzate.
Lo stile dell’autrice è particolare; infatti, in un pieno “clima” di suspence, ogni capitolo e paragrafo del saggio prevede prima l’esposizione di un esempio (o del caso) drammatico grandguignolesco e poi la sua spiegazione o il suo inserimento all’interno di un catalogo di casistiche che ne eviscerino il minimo comune denominatore. Lo stesso linguaggio utilizzato è evocativo, poetico e teatrale.
C’è da dire, infatti, che la spiegazione di cosa sia un Grand Guignol viene, prima, illustrata per esempi e, poi, spiegata. Per sinteticità di critica, qui dirò solamente che si tratta di atti unici, cioè rappresentazioni teatrali brevi. E non poteva essere altrimenti, visto l’impatto emozionale che un certo genere di rappresentazioni dovevano programmaticamente suscitare: uno spettacolo più lungo sarebbe stato poco sopportato dal pubblico e difficilmente realizzabile dagli interpreti.
Sembra quasi un sottoprodotto delle avanguardie futuriste e del loro teatro della “fisico-follia”.
Per capire più a fondo le mie riflessioni bisogna leggere questo libro, in cui sono riportate le trame di tanti Grand Guingol italiani. Sono riportati i soggetti di pièces scritte da autori come Camillo Antona-Traversi (in collaborazione con autori per lo più francesi), Luigi Chiarelli, Carlo Leone Curiel e Angelo Maria Tirabassi..
In appendice non poteva mancare la biografia (piuttosto estesa) di Alfredo Sainati che è stato il più grande grand-guignolista italiano.
Recensione a cura di Annalisa Ciuffetelli