Un mese fa, all'età di 63 anni, scompariva a Milano Carlo Doglioni Majer - per tutti, semplicemente Carlo Majer - già direttore artistico del Regio di Torino e del San Carlo di Napoli.
E' stato una figura un po' atipica del panorama musicale italiano Carlo Majer, scomparso il 21 luglio scorso dopo una lunga lotta contro la malattia.
Nato nel 1955 a Milano in una famiglia di industriali lombardi, uomo di profonda ed estesa cultura, si fece presto notare quale critico musicale - attività iniziata neanche ventenne - tanto da essere nominato dal 1983 al 1985 segretario artistico del Cantiere d'Arte di Montepulciano, e dal 1986 al 1991 direttore artistico dei Pomeriggi Musicali di Milano. Dal 1989 al 1992 curò pure la rassegna meneghina “Musica nel nostro tempo”.
Tante le passioni, gli interessi, la precisione e consapevolezza che poneva in ogni cosa lo toccasse: penna chiara e brillante, poteva scrivere di musica per varie testate giornalistiche, tenere conferenze, dirigere un'istituzione artistica, curare una trasmissione radiofonica a Rai Tre od alla BBC. Oppure insegnare dal 1998 al 2002 Storia del Teatro moderno all'Università Federico II di Napoli, e dal 2002 al 2007 Storia del Teatro Musicale allo IUAV di Venezia, collaborando anche in alcuni progetti con il Teatro La Fenice.
Il periodo d'oro del Regio di Torino
Il periodo più impegnativo della sua vita lo visse però dal 1991 al gennaio 1998, in veste di appassionato direttore artistico – il più giovane mai arrivato ad una simile carica - del Teatro Regio di Torino. Era stato chiamato dal nuovo sovrintendente Elda Tessore, personaggio altrettanto straordinario, col quale costituì un affiatato tandem. Furono anni decisivi per il rilancio d'una realtà che stava vivacchiando sugli allori: fra le cose da affrontare subito una programmazione più coraggiosa ed innovativa, un incremento del pubblico, il risanamento economico di un bilancio gravato da pesanti debiti. Sfide tutte risolte, al pari del problema del miglioramento acustico della sala di Carlo Mollino.
Al successivo cambio di gestione – le dimissioni di Tessore portarono poi a quelle di Majer, lasciando il testimone rispettivamente a Giorgio Balmas e Claudio Desderi – il teatro torinese aveva acquisito fama e qualità di livello internazionali, grazie a cartelloni in cui apparivano produzioni innovative con interpreti, direttori, registi e scenografi di prestigio mondiale. E che evidenziavano un felice equilibrio tra titoli di repertorio italiani ed esteri, recuperi di rarità antiche, riprese di lavori moderni.
Qualche anno al San Carlo, poi l'industria di famiglia
Chiusa l'esperienza eccezionale di Torino, Carlo Majer accettò la nomina a direttore artistico del Teatro San Carlo a Napoli, funzione che ricoprì per tre stagioni dal 1998 al 2001 portandovi lo stesso spirito innovativo. Né va dimenticato il lungo legame con l'Orchestra Verdi di Milano, alla cui programmazione collaborò direttamente nelle stagioni dal 1999 al 2001. A partire di quello stesso anno decise però di accantonare gli impegni artistici per dedicarsi prevalentemente all'impresa di famiglia, la Rhea Vendors Group SpA, di cui dal 2013 divenne infine presidente e CEO. Senza per questo smettere di occuparsi di cultura in vari modi: insegnando, scrivendo, tenendo conferenze, e sopra tutto in veste di presidente della Fondazione Teatro Due di Parma, carica ricoperta dal 2002.