Classica

La mano di Dio soccorre i giusti, e Davide abbatte Golia

David und Goliath
David und Goliath © ©putzhuber

Tra le volte del Duomo di Innsbruck risuona uno splendido oratorio di Alessandro Scarlatti. Merito di Alessandro De Marchi, dell'Accademia Montis Regalis e di ottimi solisti.

Proseguendo nella sua opera di recupero di un repertorio inesauribile - quello dell'oratorio italiano sei/settecentesco - Alessandro De Marchi, anima delle Innsbrucker Festwochen der Alten Musik, ha presentato il 18 agosto nel fastoso Duomo di Sankt Jacob David pugna et victoria di Alessandro Scarlatti. Lavoro riscoperto dopo due secoli d'oblio, e ribattezzato questa occasione David und Goliath.

Una commissione prestigiosa

David pugna et victoria (Il combattimento e la vittoria di David)  venne commissionato, in occasione della Quaresima del 1700 al fertile compositore siciliano, dalla ricca Arciconfraternita del Santissimo Crocifisso. Essa radunava la miglior nobiltà romana, e la sua attività non passava di certo inosservata: all'annuale processione del Venerdì Santo da essa organizzata partecipavano sino a 15.000 persone, con esibizioni di musicisti e sfilata di grandi apparati mobili. Era l'unica confraternita capitolina, tra l'altro, ad utilizzare per i suoi oratori – solitamente cinque in un anno, per i quali assoldava musicisti di prestigio – solamente testi in latino, lingua d'élite. Il trattamento musicale di Scarlatti sul libretto giuntoci anonimo, dimostra ancora una volta non solo la rilevante abilità nel trattare limitate risorse strumentali (solo archi e basso continuo), ma anche l'ammirevole caratterizzazione dei personaggi, la stessa che ritroviamo nei suoi migliori melodrammi. L'angoscia di Saul, la melanconia di Jonatha, la serenità di David, i sentimenti opposti delle due schiere degli Ebrei e dei Filistei sono perfettamente rappresentati in musica mediante una notevole varietà di formule vocali, in bilico tra l'aristocratica aulicità di Stradella e Carissimi, e il germogliare di nuovi fermenti creativi.

Esecuzione di considerevole livello

Grande nitidezza dell'esecuzione, ricchezza di colori e seducente teatralità: ecco gli effetti della sensibilissima direzione musicale di Alessandro De Marchi. In più il maestro romano ricrea anche un'eccellente dinamica spaziale, attraverso più escamotages, a dar maggior respiro alla densa partitura scarlattiana. La distribuzione corale è in doppia sezione (l'impeccabile Coro Maghini preparato da Claudio Chiavazza) una a prevalenza maschile, l'altra femminile, per differenziarne il timbro. Daranno infatti voce la prima ai superbi Filistei, la seconda agli Ebrei vittoriosi. L'orchestra è la smagliante e duttile Academia Montis Regalis, che esalta al meglio il dinamico avvicendamento fra concertino e concerto grosso. Ma pure il continuo giunge da diverse angolazioni, consegnato a turno a due violoncelli dal differente timbro, e cromaticamente variato con alterni interventi di claviorgano, tiorba, liuto, arpa. Tanta bellezza di suono trova adeguata ed espressiva rispondenza in solisti d'eccezione: Jeffrey Francis (il Testo), Lawrence Zazzo (Saul), Giulia Semenzato (Jonatha), Luigi De Donato (Golia). E naturalmente, nella luminosa voce di Arianna Venditelli (David).