Con Chris Benoit esce di scena tutto il wrestling, almeno in tv non si vedrà più. Italia 1 cancella «Smack Down», l’unico programma sui canali in chiaro e anche quello che ha risvegliato nei bambini la voglia di mascherate. Andava in onda la domenica mattina, 10 per cento di share in un’ora di scarso ascolto e in realtà era la versione più leggera della lotta. Scenette e prese volanti: prima di ogni combattimento gli uomini in calzamaglia e le donne in push up improvvisavano una trama per dare a quelli sul ring un motivo di scazzottarsi. Domani a quell’ora si vedrà Hercules, innocuo telefilm sulle sette fatiche.
Ha deciso il direttore di rete, Luca Tiraboschi che ha un figlio di 4 anni e troppi dubbi sullo show. Quando, per raccogliere il pubblico estivo, aveva promosso «Smack down» in prima serata, si era opposto a ogni critica: buon format e massima resa, in luglio si era preso due milioni e mezzo di audience. Ma un massacro cambia anche le regole aziendali: «Abbiamo rescisso il contratto. Benoit ha ammazzato il figlio e la moglie, non si è solo ucciso. Li ha soffocati, questo mi ha fatto decidere. Il confine tra realtà e fantasia è stata scavalcato», Tiraboschi spiega e Mediaset acconsente. Gli appassionati invece faranno resistenza.
Non sono spettatori qualsiasi, sono ragazzini e papà che hanno riscoperto un’intimità davanti al rapper e al lottatore gay esiliato dal gruppo. Scambiarsi informazioni sulle nuove mosse di Undertaker il becchino aiuta la confidenza familiare. E poi i tifosi, attenti a ogni nuovo entrato, ogni parola, mania, rituale, tutti coinvolti e aggiornati. Nessuno si è stupito che la notizia della strage sia arrivata prima su Wikipedia che alla polizia. L’enciclopedia on line è stata aggiornata alle 12.01 di sabato scorso: «Benoit non ha potuto partecipare a Vengeance, l’ultima tappa del Wwe per la morte della moglie». Lo sceriffo di Fayette è entrato nella villa solo 14 ore dopo: ci ha trovato tre cadaveri con una Bibbia a fianco.
L’informazione anonima è legata a un codice identificativo, la traccia che ogni utente Wikipedia lascia quando entra nel sistema. Gli informatici ci hanno lavorato tutto il giorno convinti di risalire a Benoit che, in un attimo di lucidità ritagliato dentro un delirio, avrebbe potuto raccontare ai fan la tragedia in diretta. Invece era uno qualsiasi, uno dei tanti fedeli di questo strano circo di botte simulate. Ha sentito che Benoit avrebbe saltato un giro «per problemi familiari», ha fatto domande, cercato su internet, telefonato a un tizio che ne ha chiamato un altro che ha ipotizzato la tragedia: «Scusate. L’ho messo on line per scaramanzia. Credevo che qualcuno correggendo mi avrebbe spiegato cosa era successo». Voleva sapere cosa accadeva in realtà per avere il motivo di una mancata finta, un’apparizione in meno dello strangolatore. La polizia ha reso nota la confessione, ma valuta altre ipotesi non del tutto convinta che sia stata una coincidenza.
La scientifica ha trovato ricette di steroidi e sostanze non identificate nella villa di Benoit, aspettano i risultati del tossicologico mente gli ispettori hanno scoperto che il figlio di 7 anni aveva una malattia genetica. Era appena stato respinto da un doposcuola. I vicini hanno testimoniato che la moglie aveva chiesto a Benoit di essere più presente. Lui non poteva smettere, Italia 1 sì.