«Sono un fenomeno televisivo mondiale, in 11 anni ho fatto 20mila apparizioni in tv e non certo perché sono il mago Otelma. Io sono ricco dentro perché esprimo il diritto di un cittadino di parlare in televisione... Io conosco ore, minuti, secondi e luoghi delle trasmissioni perché ho amici che mi informano alla Rai, a Sky, a Mediaset e alla La7». Così ha dichiarato Gabriele Paolini sotto processo al tribunale di Roma per molestia alle persone.
«Conosco persone che mi pagano i soggiorni in albergo o i pranzi al ristorante per essere presente al momento opportuno - si è giustificato Paolini in aula -, vengo retribuito per servizi extra dagli stessi soggetti che lavorano in televisione. Io non ho mai interrotto un servizio, esercito soltanto il diritto di un cittadino di dire quello che pensa quando va in onda un collegamento. Sul mio modo di essere la Garzantina mi ha ben dedicato 17 righe». Insomma, più di tanto non si scompone di fronte alle accuse del pm Antonella Nespola, che gli ha attribuito quattro incursioni tra il 2002 e il 2004 in occasione di altrettanti servizi esterni svolti da alcuni cronisti della Rai, costituitasi parte civile.
Giuseppina Paterniti ha raccontato al giudice, Gennaro Francione, di aver portato a termine un servizio da Palazzo Chigi mentre Paolini esibiva un fallo di legno alle sue spalle; Oliviero Bergamini in onda dalla Cassazione, fu costretto a raccontare l'esito di un processo zigzagando per piazza Cavour per evitare Paolini che continuava a gridare «Berlusconi in galera»; Paolo Cantore fu addirittura spintonato e, per non fare sentire gli insulti lanciati a Bruno Vespa, troncò il collegamento da Palazzo Chigi; infine per un cartello con cui sbucò alle spalle di un telecronista.
Per i cronisti Rai quelle incursioni sono state lesive della loro immagine e hanno compromesso gravemente la qualità dei servizi giornalistici andati in onda. Il giudice ha aggiornato il dibattimento al 13 aprile prossimo per le conclusioni.
Fonte: libero.it