Germania 2006: dal 1982 e` cambiato proprio tutto

Germania 2006: dal 1982 e` cambiato proprio tutto

Tv: dal 1982 e` cambiato proprio tutto. Dall`unica regia alle trenta telecamere, ognuno racconta i suoi Mondiali.

24 anni. Tanti ne sono passati da quello storico “Campioni del Mondo! Campioni del Mondo! Campioni del Mondo!” dell’indimenticabile Nando Martellini.

All’epoca c’era solo il ‘telecronista’ a raccontare la gara, unica voce deputata a narrare e a commentare, sull’unica rete –Rai 1 – che trasmetteva tutte le emozioni dei Mondiali. Parole forbite e al tempo stesso semplici, garbate eppure immediate. Enfasi da grande occasione ma non scontata e autoreferenziale. In quel 1982 esisteva il colore da cinque anni ma dal 1977 a quel 11 luglio molti italiani viaggiavano ancora con il bianco e nero. In quell’estate i Righeira cantavano ‘Vamos a la playa’ e Giuni Russo ‘Un’estate al mare’. Il benessere si affacciava prepotente sull’Italia eppure di televisori ce n’erano ancora uno per famiglia.

Alle 20 di quel 11 luglio eravamo tutti li`, incollati a guardare quell’Italia-Germania Ovest (c’erano ancora il Muro di Berlino, la DDR e la Cortina di Ferro) senza fronzoli, senza bordocampo, senza commentatore tecnico, senza grandi replay se non uno solo, indicato con una R in alto a destra del teleschermo, che ci permetteva di ‘rivedere’- qualora ce ne fosse davvero bisogno - quell’azione forse dubbia. Del resto c’erano solo una regia e due o tre telecamere. E poi la partita veniva da se`. Moviole e polemiche trovavano spazio solo alla lontana nell’unico programma deputato a parlarne, ‘La Domenica Sportiva’, alla sua ripresa a settembre. Alla fine di quegli storici 90 minuti l’immagine che ci rimane ancora su tutte e` l’urlo infinito di Marco Tardelli ripreso nella sua corsa da quell’unica telecamera con quell’unica regia internazionale che immortalava un festante presidente Sandro Pertini.

Poi arrivarono gli anni delle tante tv, della ‘pluralita`’ di voci e le telecronache sono diventate un crogiolo di voci e opinioni, di bordocampisti, di replay su replay all’interno della gara tanto da toglierci, a volte, il piacere della narrazione. E cosi` Germania 2006 e` diventato il Mondiale dell’alta definizione, che veramente in pochi avranno visto, dato il sistema elaborato e costoso, e dei due network (Sky e Rai) che si sono suddivisi la torta delle immagini con la tv di Stato che ha fatto i conti con le proprie tasche non proprio piene.
Due sistemi di regia, trenta telecamere posizionate ovunque nello stadio, un telecronista e un commentatore per parte per ogni partita, un bordocampista per parte per le gare dalla Nazionale Italiana. Quattro replay, ciascuno da un’angolazione diversa, per ogni azione degna di nota e poi tanta autoreferenzialita`. Chi sponsorizza l’attivita` delle proprie telecamere (Sky) e chi i programmi di approfondimento (Rai). Per non parlare del modo di fare telecronaca: enfasi che alla fine sfocia nel banale e nel gia` detto. Sono cambiati i tempi, e` vero, ma c’e` davvero bisogno di urlare anche quando in campo succede poco o niente? Forse perche` bisogna dimostrare di esserci, sempre e comunque. Del resto ogni tv ha inviato i Germania un numero piuttosto elevato di giornalisti e opinionisti, allestendo un numero esagerato di studi televisivi, con buona pace dei conti che forse da lunedi` non torneranno tutti.

Certo questo gran successo non ce lo toglie piu` nessuno, quel tripudio di colori, suoni, coriandoli e goliardia dei nostri calciatori li ricorderemo ancora a lungo, come la corsa di gruppo e gli applausi ripresi dalle trenta telecamere. Eppure, chissa` perche`, queste immagini saranno cosi` difficili da sovrapporre a quell’urlo di un Tardelli in corsa per tutto il Santiago Bernabeu di 24 anni fa inseguito da quell’unica telecamera di quell’unica regia e con quell’unico commentatore che grido` per ben tre volte: “Campioni del Mondo!”.