Ritorno al fascismo, con lo sguardo critico e sensibile di due tra gli autori più importanti del cinema italiano, ma anche attraverso la lente deformante della satira di Corrado Guzzanti. Ritorno al fascismo, al cinema e in tv, tutti insieme, con una curiosa coincidenza di interesse. Marco Tullio Giordana inizia a girare Sangue pazzo, fiction con il marchio Rai dedicata alla storia di Luisa Ferida e Osvaldo Valenti, divi dell’italico schermo tra gli Anni ‘30 e ‘40, destinati a ripercorrere la parabola del regime fascista attraverso le loro stesse esistenze. Amatissimi dal pubblico dell’epoca che li aveva applauditi nei film di Blasetti, Alessandrini, Mastrocinque, finirono fucilati dai partigiani nel 1945. Il film sarà girato tra Roma, Venezia e Milano e avrà Monica Bellucci e Luca Zingaretti nei panni dei protagonisti. Marco Bellocchio dirigerà per Raicinema la storia della moglie segreta di Benito Mussolini, Ida Dalser, e di suo figlio, Benito Albino, abbandonati dal Duce deciso a scrollarsi di dosso un pezzo di vita non più funzionale alla sua ascesa al potere. Tutti e due furono arrestati e rinchiusi in manicomio, curati per una malattia che non avevano. I documenti che attestavano il matrimonio tra la Dalser e il Duce sparirono, madre e figlio, cancellati dalla vita e dalla storia, riuscirono a sfuggire agli ospedali psichiatrici, ma morirono senza poter mai rivedere Mussolini, rispettivamente nel 1937 e nel 1942. Sempre in Viale Mazzini è in preparazione la fiction tratta dal Sangue dei vinti, il discusso libro in cui Giampaolo Pansa ricostruisce la trama dei processi e delle esecuzioni di fascisti ad opera dei partigiani, nei giorni che seguirono il 25 aprile.
«E’ un film molto complicato e difficile - anticipa Giordana, in giro per i sopralluoghi di Sangue pazzo con il produttore Angelo Barbagallo - Il fascismo è il problema eterno degli italiani, se non fosse per questo, ce lo saremmo già dimenticato. La verità, purtroppo, è che non è stato ancora del tutto metabolizzato». Anche Guzzanti, che in Fascisti su Marte ha affrontato il tema con gli strumenti della satira e della comicità, riflette su corsi e ricorsi: «Fascisti partiva da uno sketch, l’ho sviluppato perché m’interessava la questione della verità, il fatto che in Italia le vicende storiche abbiano puntualmente chiusure provvisorie, non sappiamo mai che cosa sia esattamente accaduto. Il fascismo tornerà sempre come rigurgito, come punto irrisolto». Così si spiegano, forse, certe mode ricorrenti: «Ancora oggi continuano a nascere nuovi fascisti, gente di diciannove anni che subisce la fascinazione di Mussolini, di quei simboli, di quelle idee». Merito pure, osserva Guzzanti, di un certo modo di fare politica, in voga in questi ultimi anni: «Pensavamo di essere entrati nella globalizzazione e invece siamo in piena contro-riforma, con il ritorno del nazionalismo, l’eco del ventennio si fa ancora sentire. Proprio come era accaduto negli Anni 50, c’è stata una parte politica che ha trasmesso agli italiani un senso di paura, l’idea che una normale convivenza democratica non possa esistere». Quando è andato a presentare Fascisti su Marte nelle varie città d’Italia, Guzzanti racconta di aver avuto diversi tipi di accoglienze: «In un paio di posti c’erano ragazzi di destra armati di striscioni con su scritto I marziani son tornati, ho anche ricevuto critiche positive da giornali di destra come il Secolo d’Italia. Il fatto è che da noi non esiste una vera coscienza storica, e invece servirebbe, come servirebbe chiarire ancora tante cose su quello che è accaduto nel nostro Paese dal ‘45 in poi».
Mentre il progetto di film sulle gesta di Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, più volte annunciato da vari registi, non ha mai preso corpo, l’epopea tragica di Ferida e Valenti era già stata ricostruita nel ‘93 da Italo Moscati in Gioco perverso, due puntate per la Rai, con Ida Di Benedetto e Fabio Testi protagonisti: «Il fascismo è il grande romanzo della società italiana, per questo si fanno e si faranno film sull’argomento. E’ un po’ come quello che è accaduto in America per la guerra tra nordisti e sudisti, pensiamo, a partire da Via col vento, a quanti film gli sono stati dedicati». Moscati, che sul tema ha continuato a indagare (il 25 aprile verrà proiettato alla Casa del cinema di Roma il documentario Passioni nere, realizzato nel 2002 per Raitre, in cui l’autore descrive gli intrecci tra dive e gerarchi) parla degli italiani «fisicamente sedotti dalla figura di Mussolini», di un «eterno ritorno» che riguarda anche chi all’epoca non c’era: «Quelli che non lo hanno vissuto vedono quel periodo in maniera distorta, ma ancora presente». Da qui il bisogno di rievocare e fare luce, un bisogno che, prosegue Moscati, riguarda in Italia essenzialmente due temi: «L’altro argomento è il terrorismo. Fascismo e terrorisno, con il loro carico di sensi di colpa irrisolti, sono i due nodi fondamentali della storia italiana del ‘900».