La Sposa Perfetta dell'Italia mammona

La Sposa Perfetta dell'Italia mammona

Sulla carta niente prometteva tempesta, poteva essere semplicemente un nuovo «comedy-show». Con questa definizione innocente, nel linguaggio degli iniziati della tv, si cataloga il nuovo spettacolo del mercoledì sera di Raidue, con le suocere che scelgono le future spose ai figli. Meglio si direbbe con «dating-show», che sarebbe il sottogenere da appuntamenti più in voga nei vituperati «reality-show». Questo per stare ai nomi delle formule. Se poi si passa alle persone, anche il cast non pare da sfracelli: la presentatrice Roberta Lanfranchi, che certo non è la Ventura del 2020; il tenero valletto dai capelli bianchi, il teleimbonitore e assessore Cesare Cadeo; l'improbabile giuria dove il francobollo da collezione è mamma Brosio, che se il povero Paolo è riuscito a sopravvivere a Fede ora si capisce il perché. Eppure La Sposa Perfetta è già un caso, perlomeno sul piano politico e culturale: alla prima puntata sono insorti i sindacati dei giornalisti Rai e nazionale, numerosi parlamentari di sinistra a partire da Vladimir Luxuria, e persino qualche giornale internazionale, che ha rispolverato con sprezzo il cliché degli italiani mammoni. Soprattutto si registra una polemica al fulmicotone, che ha aperto da par suo Natalia Aspesi: «Il paese delle suocere televisive pare uscito dalle vignette dell'epoca fascista. Se pure si tratta di un gioco per le masse bonaccione, si può dire senza esporsi al ludibrio generale che forse la televisione di Stato sta esagerando nel non porre limiti alla spazzatura, alla maleducazione, alle menzogne, all'inciviltà?». Ci sono dunque le premesse perché La Sposa Perfetta possa diventare un nuovo fenomeno televisivo? Se lo chiedono già i siti specializzati, come TvBlog, anche se i primi dati della striscia pomeridiana fanno pensare a una tragedia. Del resto è già successo in Turchia, da dove appunto arriva il format originale del programma, che ha avuto quasi più successo del Grande fratello, in un Paese che certo non svetta in testa alle preferenze delle femministe. Mamma, li turchi!, appunto. E lo spettacolo può andare avanti. Si riapre pure la sfida frontale con il flop bucolico Un, due, tre stalla! di Canale 5, che prova a restare in onda in una nuova versione "defilippiana", meno simile a La Pupa e il Secchione versione letame, e più a una sfida genere Uomini e donne. Finiscono così subito archiviate le crisi di rigetto ufficiali da reality, di cui si è fatto interprete il presidente Rai Claudio Petruccioli, in nome di un contenuto meno trash della tv. Ma i cosiddetti produttori di televisione parlano freddamente dei loro prodotti industriali, che molti considerano appunto spazzatura: «polemiche eccessive» è il ritornello. «I nostri prodotti immateriali sono finalizzati a raccogliere un pubblico ben preciso, non facciamo cultura», ripetono. Non ci sono idee, e men che meno ideologie che tengano, dal punto di vista dichiarato delle varie Magnolia, Endemol e via elencando: tutt'al più parlano di «concept» - e con ciò, tante scuse per l’ultimo termine tecnico - e nel caso de La Sposa Perfetta aggiungerebbero l'aggettivo formidabile. Tutto vero. Ma siccome poi la tv non è astratta, perchè va in onda in un tempo e in un mondo determinati, sembra impossibile che nessuno abbia valutato perlomeno il risvolto politico più evidente dei nuovi reality. Nella stagione dei DiCo e dei Family Day, a qualcuno va storto che la tv pubblica presenti un'Italia familistica e mammona, istintivamente razzista (memorabile la controdifesa delle cubane come categoria, da parte di un'interessata mamma Brosio), così simile in fondo alla parodistica Italia contadina del reality di Canale 5. E' il Paese reale che innalza ancora le bandiere scudocrociate, di ieri e di oggi. Eccoli qua, infatti, i sensali della sposa televisiva: una rete Rai in quota Lega, cara a un Bossi che appare il leader politico più roccioso nella difesa della Famiglia della Tradizione; e un produttore molto capace come Giorgio Gori, che fa il Rutelli-boy dichiarato e come personaggio pubblico si lascia sempre volentieri paparazzare in vacanza con la moglie Cristina Parodi e un nugolo di figlioletti. Politica, maledetta politica. I cronisti maliziosi a caccia di retroscena registrano anche, sul fronte opposto a Gori, l'evoluzione di casa Endemol: la fabbrica del Grande fratello e della Stalla nasce da una costola dell'Italiana produzioni della famiglia Bassetti-Craxi. Stefania Craxi, parlamentare di Forza Italia, si occupa ormai solo di politica; al marito Marco si è affiancato il fratello Paolo Bassetti e ai consulenti eccellenti che provengono da sinistra, come Fabrizio Rondolino, quelli dell'entourage di Pier Ferdinando Casini. Per non dire di Canale 5, dove perlomeno a parole il direttore Donelli ha annunciato la svolta neo-bacchettona. E così, dai reality ai retroscena, sembra proprio «Io C'entro» lo slogan della tv italiana di oggi.