Lirica

Apollo e Dafne, a Innsbruck va in scena un amore impossibile

Sara-Maria Saalmann (Dafne)
Sara-Maria Saalmann (Dafne) © foto©Rupert Larl

Un team in massima parte italiano porta in scena all'Innsbrucker Festwochen di Innsbruck una nuova, incantevole edizione del capolavoro di Francesco Cavalli.

L'aver ritrovato all'Innsbrucker Festwochen der Alten Musik (Festival della musica antica a Innsbruck) Gli amori di Apollo e Dafne di Francesco Cavalli, uno dei vertici del teatro musicale protobarocco, desta una riflessione: quella d'assistere ad una fase ancora sperimentale del melodramma, lontana da precise definizioni morfologiche. 

Ancora aliena, cioè, da quei clichés musicali e drammaturgici che di lì a qualche decennio imbriglieranno il teatro in musica in schemi preordinati ed inalterabili. Una fase ad ogni modo affascinante.

Un miracolo di fantasia ed equilibri

Apparso al San Cassiano di Venezia nel 1640, Apollo e Dafne vide insomma un autore di successo quale Cavalli portare in scena – sulla base del pregevole libretto del Busenello – grandi e stupefacenti pagine musicali in assoluta libertà strutturale: varietà e ricchezza di ritmi, spunti musicali rigogliosi, felice rappresentazione dei personaggi – vedi le vezzose figure di Aurora e di Amore – davano preziosa materia ora a rapide scorribande melodiche, ora ad ampi e nobili declamati. Ma sopra tutto ad ampi e poetici ariosi: non a caso, i due vertici dell'opera cadono su due struggenti 'lamenti': quello di Pocri dolente per il tradimento di Cefalo, che chiude il I° atto; e quello celebre di Apollo, allorché scopre Dafne mutata in alloro.
 

Rodrigo Sosa dal Pozzo (Apollo)

Interpreti giovani ed affiatati

Sul piccolo palcoscenico del Cortile della Theologische Fakultät di Innsbruck il 20 agosto 2018 c'era una fitta compagnia di giovani, ben preparata e concorde. Alcuni di loro escono dalle ultime edizioni del Concorso Cesti, che chiude l''Innsbrucker Festwochen. Stilisticamente, non hanno mancanze. A cominciare dai due protagonisti, la sensibile e delicata Dafne di Sara-Maria Saalman, ed il toccante Apollo di Rodrigo Sosa dal Pozzo; e poi dallo sbarazzino Amore di Giulia Bolcato, e dalla melanconica Procri di Deborah Cachet. Gli altri coprono più parti, ma per brevità ne citiamo solo la principale: la fatua Aurora di Eléonore Pancrazi, la lepida Cirilla en travesti di Isaiah Bell, il Cefalo di Juho Punkeri, il Panto di Jasin Rammal-Rykala, il Giove di Andrea Pellegrini. Sono accompagnati con ricchezza di colori e massima scioltezza dagli strumentisti dell'Accademia la Chimera, gruppo italiano di recente formazione; sono guidati con padronanza di scelte musicali e squisita sensibilità da Massimiliano Toni.

Poco lo spazio, molte le idee

Siamo in un ampio patio, ma con poco spazio per il palco, e l'orchestra relegata in un angolo. Nondimeno, la vivace messa in scena di Alessandra Premoli è sciolta nel ritmo, e produce effetti seducenti. Praticamente priva di scenografie, conta però sul fascino d'un retrostante teatro d'ombre creato dal team italiano di alTREtracce. Indovinati i semplici costumi di Marianna Fracasso.
 

Gli amori di Apollo e Dafne
Gli amori di Apollo e Dafne
Gli amori di Apollo e Dafne

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