Rameau, Clérambault, Rébel: in un delizioso spettacolo di canto e danza al Tiroler Landestheater di Innsbruck vengono riproposti in chiave moderna i divertimenti teatrali della spensierata corte di Luigi XV
La figura di Jean-Philippe Rameau domina il teatro musicale francese della prima metà del '700, dato che nella sua fruttuosa carriera teatrale – iniziata con Hyppolite et Aricie nel 1733, e proseguita sino alla morte nel 1764 – passò in rassegna ogni genere in voga, compreso l'act de ballet, breve composizione che alterna al suo interno canto e danza. Ed il suo Pygmalion (1748) segna il vertice di questo genere, particolarmente apprezzato alla corte di Luigi XV. Il libretto si basa sul mito ovidiano di Pigmalione, il quale invaghitosi d'una statua di fanciulla da lui scolpita abbandona l'amante Céphise. Per intervento di Venere e Amore, la scultura prende vita e la passione tra i due può trionfare, mentre l'act si conclude con un'apoteosi di danze finali.
Una memorabile antologia di teatro settecentesco
Il programma di Pygmalion, titolo del composito spettacolo presentato dalle Innsbrucker Festwochen 2017, comprende anche altre due pagine teatrali: la cantata La Muse de l'Opéra ou Le Caractères Lyrique di L.N. Clérambault (1716), e la fantaisie-ballet di J.F. Rébel Les Caractères de la Danse (1720). Una piccola antologia, insomma, del teatro francese di corte dell'epoca. Deliziosa ed ironica la cantata La Muse, offerta con freschezza e proprietà stilistica dal soprano Chantal Santon-Jeffery agghindata in iperbolici abiti settecenteschi, di fronte al monumentale triomphe architettonico disegnato da Antoine Fontaine. Godibilissime le coreografie di Natalie van Parys – regista dell'intero spettacolo – create per la girandola di danze Les Caractères; la loro realizzazione coinvolgeva i sei spigliati componenti della compagnia Les Cavatines, avvolti in lunghe ed eleganti tuniche rosse.
Amare una statua? Si può, se intervengono Venere ed Amore
La seconda parte della serata è però tutta per il Pygmalion di Rameau, ambientato dallo scenografo Fontaine in un tempietto rotondo attorniato da fronde d'alberi e con sopra un cielo limpido – sembra un paesaggio di Watteau o Lancret – mentre il costumista Alain Blanchot veste di candido e severo plissè la Statua (il soprano Samantha Louis-Jean, a proprio agio negli acrobatismi vocali), e di abiti moderni e multicolori il protagonista (il valente tenore Anders J.Dahlin), Cèphise (Chantal Santon-Jefferey) ed i componenti del coro NovoCanto. Indosso invece ad Amore (l'ottimo soprano Jodie Devos), una rossa livrea da paggio.
Esecuzione musicale di altissimo livello, grazie ad un'orchestra affiatata e specialista di questo repertorio, Les Talens Lyriques, capitanata dal suo fondatore Christophe Rousset. I lunghi applausi del pubblico sono meritatissimi: concertando con perizia e squisita eleganza, Rousset ottiene da essa una variegata quantità di colori, grande abbondanza di timbri, un'articolazione ritmica senza eguali. E dulcis in fundo, anche un suono preciso, caldo ed avvolgente pur nell'impiego di strumenti originali. (visto al Tiroler Landestheater il 20.8.2017)