Un altro bel flop in prima serata, un altro sonoro insuccesso. Questa volta su Raidue. A lungo rimandato, il Votantonio di Fabio Canino è stato visto meno di Tom & Jerry, neanche un milione e mezzo di spettatori. La crisi della prima serata era in atto da tempo, e di continuo denunciata, senza successo: ora si è arrivati al punto di non ritorno. Già a inizio stagione tutti i reality hanno cominciato ad andare male; ma in questa maledetta primavera l'infezione è esplosa e ha alzato la febbre. Uno, due, tre stalla su Canale 5 ha cambiato i conduttori in corsa; Raiuno ha chiuso Colpo di genio di Simona Ventura; sempre su Raiuno, sabato torna Apocalypse Show di Funari, che sarà comunque ricordato come il più apocalittico, per l'appunto, fiasco della rete. Anche se immeritatamente. Perché quella dell'ex programma di Cugia, ora di Solari, era una buona idea. Adesso c'è questo ennesimo disastro di Votantonio. E insomma che succede? Renzo Arbore dice che «la prima serata non consente di realizzare programmi di qualità». Per questo lui la tv la evita, a parte la nicchia notturnissima di Meno siamo meglio stiamo. «Non è un problema di idee, ma di condizioni. Però può darsi che nel 2008 le cose cambino, e le condizioni tornino favorevoli». Ah, di sicuro qualcosa dovrà cambiare, con questi o con altri direttori. Il problema è pesante soprattutto alla Rai, dove urge una rete svincolata dagli obiettivi di ascolto.
Ma il cuore della crisi è la dimensione della prima serata: come se non bastassero le altre, il nostro paese ha pure questa anomalia tv: un programma principale che comincia alle 21,30 e va avanti fino a dopo mezzanotte. Tale situazione ha eliminato le seconde serate, utili alle reti, che potevano sperimentare, e agli spettatori. Una perdita di immagine colossale. E ha creato problemi con i conduttori vecchi e nuovi. I vecchi, spiazzati nei confronti del pubblico di riferimento (Costanzo, a esempio), e i nuovi, che non hanno più potuto mettersi alla prova. A meno che non fossero comici, pronti per una trasmissione-vetrina.
Intanto i reality hanno invaso i palinsesti, stufando tutti. E certo: i format comprati sono stati spesso stravolti, proprio per allungare il brodo. Motivi industriali, un modo per ammortizzare i costi. A furia di ammortizzare i costi si sono però buttati via fior di milioni in programmi-flop. Solo due personaggi garantiscono lunghezza e ascolto: Fiorello e Celentano. Ma non possono (e non vogliono) star sempre in tv, anche perché se ci stessero, la magia sparirebbe.
Prendiamo l'ultimo fiasco, Votantonio: era stato pure oggetto di polemiche perché Paolo Bonolis aveva rivendicato l'idea (l'idea italiana, visto che trattasi di format inglese, Vote for me). Ma dopo la prima puntata, e prima di sapere della débacle, ha detto: «E' un programma lontano dal progetto che depositai alcuni anni fa. Mi aveva tratto in inganno il titolo, identico al mio». Si prevede che comuni cittadini presentino al pubblico che vota, e a una giuria che dice la sua (Baudo, un eroe, Martelli, Antonia De Mita, Sposini, Roberto Vacca) alcune strampalate proposte: la bigamia (lo suggerisce una opulenta lei che sposa due lui); che una fetta di Campania diventi Lucania; che si possano scaricare dalle tasse le perdite al gioco. Spareggio finale guidato da spin doktor veri, che suggeriscono parole e atteggiamenti ai candidati. Le proposte sono strampalate, ma fino a un certo punto. Quando è stato il turno della bigamia si è accennato ai «Dico», e tutti ne parlavano con sufficienza, confermando come non sia così peregrino confondere nello stesso calderone da avanspettacolo l'iter di una legge dello Stato e una parodia da tv. Le proposte offerte dal disincantato Canino non apparivano poi tanto più bizzarre della realtà. Però sapevano di finto lontano un miglio: la signora bigama ha anche improvvisato un professionale spogliarello. E ha vinto la sua battaglia. Ma ugualmente, Raidue ha perso la guerra.