A Sanremo vince Cristicchi, poeta dei folli

A Sanremo vince Cristicchi, poeta dei folli

Vince la 57° edizione del Festival di Sanremo una commovente poesia sul dolore, sull'impenetrabilità della mente umana: "Ti regalerò una rosa" porta in cima al podio Simone Cristicchi, superfavorito della vigilia, che si aggiudica anche il Premio della critica "Mia Martini" e il Premio della sala stampa radio e tv. E come per Fabrizio Moro, vincitore nella categoria Giovani, il voto delle giurie ha coinciso con quello della critica. Cosa che non capita spesso a Sanremo. Pronostici rispettati comunque solo per Cristicchi: a mani vuote Daniele Silvestri (quarto), che con la sua "La paranza" aveva fatto divertire, ballare e sperare, così com'è niente di fatto per Tosca (settima) e la sua "Il terzo fuochista", fra i brani più apprezzati del Festival e forse il più originale. Le giurie demoscopiche e il televoto premiano Al Bano ("Nel perdono"), che conquista il secondo posto e si prende una bella rivincita dopo le esclusioni dalla gara degli anni passati. Terzo lo sconosciuto Piero Mazzocchetti ("Schiavo d'amore"), venuto apposta dalla Germania dove è una celebrità, che dopo l'annuncio non riesce a trattenere le lacrime. Cristicchi dedica la vittoria "a tutte le persone che mi hanno sostenuto in questi anni, ho conosciuto tante storie come quella di Antonio (il protagonista della canzone, ndr), il mio pensiero va a quelli come lui e a chi si impegna perché a queste persone sia garantita una vita migliore". La canzone «Ti regalerò una rosa» è frutto del suo viaggio negli ex manicomi italiani: il suo progetto "Centro di igiene mentale" (disco, documentario e libro), lo ha portato a vincere con un testo apprezzabile anche per il contenuto. La sua canzone racconta con crudezza la realtà, spesso sconosciuta, dei cosiddetti "pazzi". Ecco il bellissimo testo scritto e cantato da Simone Cristicchi: Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sono matto Sono nato nel '54 e vivo qui da quando ero bambino Credevo di parlare col demonio Così mi hanno chiuso quarant'anni dentro a un manicomio Ti scrivo questa lettera perché non so parlare Perdona la calligrafia da prima elementare E mi stupisco se provo ancora un'emozione Ma la colpa è della mano che non smette di tremare Io sono come un pianoforte con un tasto rotto L'accordo dissonante di un'orchestra di ubriachi E giorno e notte si assomigliano Nella poca luce che trafigge i vetri opachi Me la faccio ancora sotto perché ho paura Per la società dei sani siamo sempre stati spazzatura Puzza di piscio e segatura Questa è malattia mentale e non esiste cura Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore I matti sono punti di domanda senza frase Migliaia di astronavi che non tornano alla base Sono dei pupazzi stesi ad asciugare al sole I matti sono apostoli di un Dio che non li vuole Mi fabbrico la neve col polistirolo La mia patologia è che son rimasto solo Ora prendete un telescopio... misurate le distanze E guardate tra me e voi... chi è più pericoloso? Dentro ai padiglioni ci amavamo di nascosto Ritagliando un angolo che fosse solo il nostro Ricordo i pochi istanti in cui ci sentivamo vivi Non come le cartelle cllniche stipate negli archivi Dei miei ricordi sarai l'ultimo a sfumare Eri come un angelo legato ad un termosifone Nonostante tutto io ti aspetto ancora E se chiudo gli occhi sento la tua mano che mi sfiora Ti regalerò una rosa Una rosa rossa per dipingere ogni cosa Una rosa per ogni tua lacrima da consolare E una rosa per poterti amare Ti regalerò una rosa Una rosa bianca come fossi la mia sposa Una rosa bianca che ti serva per dimenticare Ogni piccolo dolore Mi chiamo Antonio e sto sul tetto Cara Margherita son vent'anni che ti aspetto I matti siamo noi quando nessuno ci capisce Quando pure il tuo migliore amico ti tradisce Ti lascio questa lettera, adesso devo andare Perdona la calligrafia da prima elementare E ti stupisci che io provi ancora un'emozione? Sorprenditi di nuovo perché Antonio sa volare.