"So che in tanti dall'altra parte sono un po' impazienti: hanno dovuto aspettare quattro lunghi anni. Ma alla fine siamo qui, sulla stessa rete, alla stessa ora. Grazie a quelli che ci hanno aspettato, soprattutto a quelli che non ci sono molto simpatici ma che ci hanno aspettato lo stesso". Con queste parole, dopo circa mezz'ora dall'avvio della trasmissione Anno zero - iniziata con un reportage su Milano - Michele Santoro è tornato sugli schermi di Raidue. L'ultima volta fu per la puntata conclusiva di Sciuscià, andata in onda il 31 maggio 2002.
Abito grigio piombo, chioma biondo-rossiccia, Santoro ha sottolineato di essere "un privilegiato: reagire e battersi per i propri diritti è un lusso che non si possono permettere tutti. Ci sono tante persone che ogni giorno devono piegare la testa e ingoiare il rospo".
Il giornalista ha poi citato la Costituzione: "Nessuno può essere privato della sua dignità, siamo tutti uguali davanti alla legge e tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. L'informazione - ha sottolineato - non può essere sottoposta ad autorizzazioni preventive o a censure, deve essere libera".
Poi, dopo aver fatto gli auguri di "buon lavoro a Gianni Riotta, nuovo direttore del Tg1", Santoro ha posto una "domandina scomoda che - ha annunciato - ripeterò in tutte le puntate in cui riusciremo ad andare in onda: perchè Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Sabina Guzzanti non sono ancora tornati in Tv?".
Il conduttore ha proseguito dando la parola ad alcuni giovani in studio, seduti su panche spartane che ricordano un pò quelle di un'aula di tribunale. Tra gli ospiti, anche il vignettista Vauro e Marco Travaglio, anche lui ex "epurato" eccellente, che ha sottolineato alcune incongruenze della legge Bossi-Fini ("punisce gli immigrati che vengono in Italia per lavorare, premia quelli che vengono per delinquere") e delle nuove norme sull'indulto.
Il compito di aprire la trasmissione è stato però affidato a Beatrice Borromeo, che ha parlato della vita nella sua Milano, della paura per i recenti episodi di aggressioni e violenze, e ha introdotto la prima inchiesta: dedicata alla città lombarda, e in particolare alla vita degli immigrati.
Ma è proprio questo reportage ad aver provocato la prima polemica intorno alla trasmissione di Santoro. A protestare è il capogruppo della Lega nel Consiglio comunale meneghino, Matteo Salvini: "Una vergogna - ha tuonato - il sindaco di Milano Letizia Moratti acquisisca la cassetta e chieda alla Rai i danni per la città dipinta come il Bronx".
Intanto, in studio, la trasmissione è giunta verso la conclusione. Ma prima di calare il sipario, è arrivato un ospite illustre: Fausto Bertinotti. Che, intervistato dalla giornalista Rula Jebreal, ha ribadito il suo "no" alla legge Bossi-Fini.
Abito grigio piombo, chioma biondo-rossiccia, Santoro ha sottolineato di essere "un privilegiato: reagire e battersi per i propri diritti è un lusso che non si possono permettere tutti. Ci sono tante persone che ogni giorno devono piegare la testa e ingoiare il rospo".
Il giornalista ha poi citato la Costituzione: "Nessuno può essere privato della sua dignità, siamo tutti uguali davanti alla legge e tutti hanno il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero. L'informazione - ha sottolineato - non può essere sottoposta ad autorizzazioni preventive o a censure, deve essere libera".
Poi, dopo aver fatto gli auguri di "buon lavoro a Gianni Riotta, nuovo direttore del Tg1", Santoro ha posto una "domandina scomoda che - ha annunciato - ripeterò in tutte le puntate in cui riusciremo ad andare in onda: perchè Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Sabina Guzzanti non sono ancora tornati in Tv?".
Il conduttore ha proseguito dando la parola ad alcuni giovani in studio, seduti su panche spartane che ricordano un pò quelle di un'aula di tribunale. Tra gli ospiti, anche il vignettista Vauro e Marco Travaglio, anche lui ex "epurato" eccellente, che ha sottolineato alcune incongruenze della legge Bossi-Fini ("punisce gli immigrati che vengono in Italia per lavorare, premia quelli che vengono per delinquere") e delle nuove norme sull'indulto.
Il compito di aprire la trasmissione è stato però affidato a Beatrice Borromeo, che ha parlato della vita nella sua Milano, della paura per i recenti episodi di aggressioni e violenze, e ha introdotto la prima inchiesta: dedicata alla città lombarda, e in particolare alla vita degli immigrati.
Ma è proprio questo reportage ad aver provocato la prima polemica intorno alla trasmissione di Santoro. A protestare è il capogruppo della Lega nel Consiglio comunale meneghino, Matteo Salvini: "Una vergogna - ha tuonato - il sindaco di Milano Letizia Moratti acquisisca la cassetta e chieda alla Rai i danni per la città dipinta come il Bronx".
Intanto, in studio, la trasmissione è giunta verso la conclusione. Ma prima di calare il sipario, è arrivato un ospite illustre: Fausto Bertinotti. Che, intervistato dalla giornalista Rula Jebreal, ha ribadito il suo "no" alla legge Bossi-Fini.