Grande appuntamento musicale al “Giovanni da Udine”, sotto il segno del programma che porta la firma di Carlo de Incontrera: martedì 19 dicembre, alle 20.45, si esibiranno infatti i Comedian Harmonists con l’atteso e applaudito live-act «Veronika Der Lenz Ist Da».
Berlino, dicembre 1997. Un gruppo di giovani musicisti tedeschi decide di riportare in vita i Comedian Harmonists, lo storico ensemble che negli anni Venti e Trenta rappresentava una delle attrazioni musicali più venerate e festeggiate di tutta la Germania. Cinque cantanti e un pianista capaci di rileggere, con umorismo elegante e virtuosismo raffinato, il repertorio popolare, la musica classica e le canzoni dell’epoca, spaziando senza esitazioni da Rossini a Strauss, da «Funicolì Funicolà» a Duke Ellington. «Il passato torna a cantare», hanno titolato quasi in coro le maggiori testate internazionali, e il live-act «Veronika Der Lenz Ist Da», baciato da uno straordinario successo, approda ora sul palco del Nuovo per incantare il pubblico, per farlo sorridere e, soprattutto, per farlo magicamente viaggiare a ritroso nel tempo…
La storia dei Comedian Harmonists è stata raccontata varie volte e in forme differenti. La popolarità del gruppo, mai completamente perduta nel mondo germanofono, viene rilanciata negli Stati Uniti negli anni ‘70 da Lester Bangs, noto critico rock e da Joe Boyd, produttore musicale. Nel 1976 esce il documentario Comedian Harmonists di Eberhard Fechner, prima ricostruzione analitica della vicenda con l’ausilio di materiali d’archivio spesso rari, mentre nel 1985 i britannici King’s Singers pubblicano, dopo varie esecuzioni live, un notevole Tribute.
Nel 1997 è uscito il fortunato film di Joseph Vilsmaier Comedian Harmonists. Eine legende kehrt zurück; nel 1999 Barry Manilow ha proposto in California Harmony una melodrammatica versione della vicenda, mentre a Broadway è andato in scena un semi-musical dal titolo Band in Berlin.
Nel 1997 è uscito il fortunato film di Joseph Vilsmaier Comedian Harmonists. Eine legende kehrt zurück; nel 1999 Barry Manilow ha proposto in California Harmony una melodrammatica versione della vicenda, mentre a Broadway è andato in scena un semi-musical dal titolo Band in Berlin.
Negli ultimi anni c’è stato un grande interesse per la produzione musicale leggera tedesca degli anni Venti e Trenta, prima cancellata dal nazismo e quindi bollata sotto l’etichetta Entartete Kunst (arte degenerata), e nel 1997, appunto, sei giovani musicisti berlinesi hanno proprio “resuscitato” lo storico gruppo, ricostruendone - tramite la documentazione sonora superstite dei vecchi 78 giri - gli arrangiamenti autentici, l’originalissimo colore vocale, la sofisticata elaborazione delle melodie (dalla scrittura ricca di armonizzazioni complesse).
Il repertorio segue vari percorsi tutti riconducibili alla dimensione di un divertimento musicale sapiente, in cui si incrociano efficacemente riferimenti classici e armonizzazioni a swing, imitazioni di strumenti e di rumori quotidiani, in un continuo blend tra ironia e virtuosismo.
Polli di Allevamento
L’assenza di Giorgio Gaber è dolorosissima, oggi più che mai, e la sua preziosa eredità umana e poetica, segnata da un anticonformismo tanto sincero quanto profondo, continua a rivelarsi non solo implacabilmente attuale ma anche implacabilmente necessaria. Urgente. Ecco perché lo splendido riallestimento di «Polli d’allevamento», che Giulio Casale porterà in scena al “Giovanni da Udine” mercoledì 20 dicembre alle 20.45, rappresenta un’occasione da non perdere. Un evento culturale autenticamente lontano dalla sterilità della nostalgia e autenticamente vicino alla grande anima gaberiana...
Sempre mercoledì 20, ricordiamo, due appuntamenti pomeridiani graviteranno attorno allo spettacolo: l’incontro con gli studenti condotto da Mario Brandolin (alle 15 in Sala Stampa) e l’incontro condotto da Nicola Cossar con la musica dal vivo di Rocco Burtone e il suo complesso (ore 18 nel foyer della prima galleria). Entrambi gli incontri si svolgeranno a ingresso libero.
«Polli d’allevamento», rappresentato nel corso della stagione teatrale 1978/1979, è stato sicuramente uno dei più importanti spettacoli scritti e interpretati da Giorgio Gaber negli anni ‘70 e chiude un decennio contrassegnato da eventi teatrali memorabili iniziati con Il Signor G e proseguiti poi con Dialogo tra un impegnato e un non so, Far finta di essere sani, Anche per oggi non si vola e Libertà obbligatoria. È proprio nel corso di quegli anni che Giorgio Gaber si afferma come protagonista assoluto del teatro italiano e al tempo stesso come riferimento critico ed illuminante per un’intera generazione che lo ha costantemente accompagnato nel corso del decennio.
Con «Polli d’allevamento» accade qualcosa di importante e di decisivo nel percorso critico e intellettuale dell’Artista e del suo co-autore Sandro Luporini; la polemica nei confronti di una ‘razza’ alla quale si erano sentiti legati da un totale, per quanto critico, senso di appartenenza, arriva qui al suo massimo livello espressivo. E da quel ‘noi’ attraverso il quale fino ad allora si erano espressi, gli autori passano ad un irrimediabile e definitivo ‘Io’ sempre più isolato, polemico e antagonista.
«Quando la Fondazione Giorgio Gaber mi ha chiesto di riallestire questo spettacolo - sono parole di Giulio Casale - ho sentitamente ringraziato. C’è qualcosa di eccelso nella prosa, nella cifra linguistica scelta, nella musicalità (forse mai così espressiva) impreziosita dalle orchestrazioni di Franco Battiato, e c’è qualcosa di realmente dirompente a livello dei contenuti che per l’appunto lo confermano non solo attuale ma direi addirittura necessario anche ora, quasi trent’anni dopo...».
Il repertorio segue vari percorsi tutti riconducibili alla dimensione di un divertimento musicale sapiente, in cui si incrociano efficacemente riferimenti classici e armonizzazioni a swing, imitazioni di strumenti e di rumori quotidiani, in un continuo blend tra ironia e virtuosismo.
Polli di Allevamento
L’assenza di Giorgio Gaber è dolorosissima, oggi più che mai, e la sua preziosa eredità umana e poetica, segnata da un anticonformismo tanto sincero quanto profondo, continua a rivelarsi non solo implacabilmente attuale ma anche implacabilmente necessaria. Urgente. Ecco perché lo splendido riallestimento di «Polli d’allevamento», che Giulio Casale porterà in scena al “Giovanni da Udine” mercoledì 20 dicembre alle 20.45, rappresenta un’occasione da non perdere. Un evento culturale autenticamente lontano dalla sterilità della nostalgia e autenticamente vicino alla grande anima gaberiana...
Sempre mercoledì 20, ricordiamo, due appuntamenti pomeridiani graviteranno attorno allo spettacolo: l’incontro con gli studenti condotto da Mario Brandolin (alle 15 in Sala Stampa) e l’incontro condotto da Nicola Cossar con la musica dal vivo di Rocco Burtone e il suo complesso (ore 18 nel foyer della prima galleria). Entrambi gli incontri si svolgeranno a ingresso libero.
«Polli d’allevamento», rappresentato nel corso della stagione teatrale 1978/1979, è stato sicuramente uno dei più importanti spettacoli scritti e interpretati da Giorgio Gaber negli anni ‘70 e chiude un decennio contrassegnato da eventi teatrali memorabili iniziati con Il Signor G e proseguiti poi con Dialogo tra un impegnato e un non so, Far finta di essere sani, Anche per oggi non si vola e Libertà obbligatoria. È proprio nel corso di quegli anni che Giorgio Gaber si afferma come protagonista assoluto del teatro italiano e al tempo stesso come riferimento critico ed illuminante per un’intera generazione che lo ha costantemente accompagnato nel corso del decennio.
Con «Polli d’allevamento» accade qualcosa di importante e di decisivo nel percorso critico e intellettuale dell’Artista e del suo co-autore Sandro Luporini; la polemica nei confronti di una ‘razza’ alla quale si erano sentiti legati da un totale, per quanto critico, senso di appartenenza, arriva qui al suo massimo livello espressivo. E da quel ‘noi’ attraverso il quale fino ad allora si erano espressi, gli autori passano ad un irrimediabile e definitivo ‘Io’ sempre più isolato, polemico e antagonista.
«Quando la Fondazione Giorgio Gaber mi ha chiesto di riallestire questo spettacolo - sono parole di Giulio Casale - ho sentitamente ringraziato. C’è qualcosa di eccelso nella prosa, nella cifra linguistica scelta, nella musicalità (forse mai così espressiva) impreziosita dalle orchestrazioni di Franco Battiato, e c’è qualcosa di realmente dirompente a livello dei contenuti che per l’appunto lo confermano non solo attuale ma direi addirittura necessario anche ora, quasi trent’anni dopo...».