Teatro

Escludere il teatro amatoriale dalla nuova legge dello spettacolo: è antistorico

Escludere il teatro amatoriale dalla nuova legge dello spettacolo: è antistorico

Sarebbe una ricerca priva di risultato se tentassimo di trovare in un testo di “storia del teatro italiano” un qualche cenno sull’importanza che noi tutti dobbiamo al movimento filodrammatico o amatoriale per lo sviluppo della cultura teatrale in Italia, dove le prime compagnie amatoriali nacquero alla fine del 1700.

Nell’Ottocento, il fenomeno divenne una realtà consolidata. Le filodrammatiche furono un vero serbatoio di attori per le compagnie di giro; alcuni nomi sono nella storia del teatro italiano: Oreste Calabresi, Giacinta Pezzana, Luigi Aliprandi, Edoardo Ferravilla, Luigi Carini e Virgilio Talli, che divenne il primo “direttore” della scena nazionale.

Dove non arrivavano le compagnie di giro, ieri come oggi, erano le filodrammatiche ad assicurare la capillare presenza del teatro.

Nei primi anni del Novecento, le compagnie amatoriali si moltiplicarono grazie all’attività delle organizzazioni di lavoro che costituirono i primi circoli culturali e ricreativi e delle parrocchie sulle orme del movimento salesiano. Dalle file di quelle filodrammatiche uscirono nomi della portata di Gianfranco Giachetti, Antonio Gandusio, Cesco Baseggio e Gilberto Govi.

Quando una legge del 1923 portò le ore di lavoro da 16 a 8 giornaliere, le attività ricreative videro un nuovo impulso e così aumentarono, non solo numericamente, le formazioni amatoriali sul territorio nazionale,ma vi fu una grande crescita anche sotto il profilo del livello artistico,tanto che Carlo Veneziani, autore allora molto popolare, scrive: “Le compagnie regolari prendono più novizi dalle filodrammatiche che dalle scuole di recitazione. I concorsi tra i vari gruppi d’Italia sonoseguiti con viva attenzione da commediografi e critici…”.

Nel 1951 le rappresentazioni delle filodrammatiche furono sette volte di più di quelle del teatro primario (35.000 contro 5.000), mentre gli spettatori furono quasi tre volte di più (6 milioni contro 2 milioni). Un calo dell’attività amatoriale si registrò a cominciare dal 1959. Nel 1964 venne toccato il minimo storico: 9.961 rappresentazioni con poco più di un milione di spettatori. Con l’inizio degli anni Settanta il teatro dei filodrammatici cominciò gradualmente a riprendersi.

Oggi, la realtà delle numerosissime compagnie di teatro amatoriale, è radicata in modo capillare su tutto il territorio Nazionale attraverso le numerose Federazioni Nazionali (U.I.L.T., F.I.T.A. e T.A.I.) e federazioni regionali e/o locali tra cui (Gatal, Gater, Gat Marche, Sipari sel Piemont, SudTiroler Theaterverband).

Presto sarà discusso, per ottenerne l’approvazione,alla VII Commissione della Camera dei Deputati,un nuovo disegno di legge sul teatro “Legge quadro per lo spettacolo dal vivo”, a firma dell’On. Carlucci e Barbareschi, che esclude totalmente,anche solo quale forma di riconoscimento,il teatro amatoriale. Tutto il movimento è,in questo momento, in subbuglio poiché, se tale legge passasse così com’è scritta, significherebbe che il movimento non esiste,che noi non esistiamo,che non esistono le migliaia di persone che, dopo il lavoro, magari togliendo tempo alla famiglia, si dedicano non professionalmente ma sicuramente in modo professionale a questa attività, partecipando a prove,spettacoli,seminari,conferenze,corsi di approfondimento con vera e autentica passione, con amore.

Non esistono oltre 4.000 compagnie con i suoi 62.000 iscritti, non esistono i 40.000 spettacoli annui che il più delle volte ci vede impegnati o gratuitamente o con biglietti di ingresso a prezzi davvero popolari: 5 o 6 euro; poiché noi crediamo davvero che la Cultura debba essere di e per tutti, non esclusivamente per coloro che possono ben pagarla, e ne siamo ancor più convinti oggi riflettendo sulla situazione economica attuale, sul potere d’acquisto degli stipendi ,dei salari e delle pensioni, sulle reali difficoltà,per molte famiglie,di arrivare a fine mese. Senza contare le migliaia di spettacoli organizzati per scopi umanitari i cui ricavi sono linfa vitale per molte Associazioni di volontariato Nazionali ed Internazionali. Ai bambini dei paesi poveri che economicamente seguiamo dovremmo rispondere: noi, per il nostro Stato, non esistiamo!?

E non esistono nemmeno i cinque milioni di spettatori di tutte le età che ci seguono e che per molti di loro, gli anziani ad esempio,che spesso sono impossibilitati ad uscire dal loro paese o quartiere,il nostro arrivo rappresenta gioia e speranza.

E non esistono (ditelo agli autori) quel 33% di introiti su tutto il teatro di prosa che, grazie al teatro amatoriale,entrano nelle casse della S.I.A.E. .

Il teatro amatoriale ha una spiccata vocazione alla educazione permanente al teatro che interessa attori, registi, tecnici, pubblico e promuove l’attività teatrale anche in ambito scolastico con laboratori, stage, seminari.

Ogni compagnia, oltre ai soci, coinvolge nel territorio almeno altrettanti interessati e cultori del teatro, tra giovani, giovanissimi ed anziani assolvendo in tal modo anche ad una insostituibile funzione sociale e porta a teatro una fascia di pubblico che per motivi logistici, e talvolta sociali, altrimenti non vi andrebbe, con ciò creando un bacino di utenza di cui può valersi anche il teatro professionistico.

Le compagnie amatoriali rappresentano l’unica possibilità per gli abitanti di centri piccoli o piccolissimi, al di fuori dei circuiti teatrali convenzionali, di confrontarsi con il fatto teatrale e rappresentano pressoché l’unico strumento di tutela e trasmissione delle culture, lingue ed identità locali.

Le compagnie amatoriali mostrano, altresì, grande e costruttiva propensione alla ricerca ed alla sperimentazione ed in particolare alla realizzazione di testi di autori italiani, anche contemporanei, che spesso trovano soltanto tra gli amatori la possibilità di essere rappresentati;

Le federazioni nazionali italiane sono presenti negli organismi internazionali AITA-IATA (Associazione Internazionale Teatro Amatori) e CIFTA (Comitato Internazionale delle Federazioni di Teatro Amatoriale di lingua latina) con attivi e continui scambi culturali.

Alla luce di quanto fin qui detto, la carenza della proposta di Legge sul punto stupisce e preoccupa: stupisce perché trattandosi di Legge quadro di settore non può non tenere conto in alcun modo di una realtà così rilevante quale quella fin qui delineata; preoccupa perché gli effetti di tale carenza potrebbero risolversi nella rovina di tale insostituibile patrimonio della nostra cultura.

Adriano Pellegrin
Consigliere Nazionale
U.I.L.T. Unione Italiana Libero Teatro
 

La U.I.L.T. chiede a tutte le Associazioni Culturali/Compagnie Teatrali ad essa affiliate e non, di inviare una lettera, a firma dei propri Legali Rappresentanti, all'Onorevole Valentina Aprea, Presidente della VII Commissione "Cultura" della Camera dei Deputati contenente alcune precisazioni e suggerimenti circa la nuova legge sul teatro che si appresteranno a discutere ed approvare.

CLICCA QUI PER SCARICARE LA LETTERA DA FIRMARE E SPEDIRE ALLA COMMISSIONE CULTURA DELLA CAMERA DEI DEPUTATI.