Scintillante finale di stagione al Teatro Olimpico per i concerti dell’Accademia Filarmonica Romana con i due pianoforti delle sorelle Katia e Marielle Labeque.
Scintillante finale di stagione al Teatro Olimpico per i concerti dell’Accademia Filarmonica Romana con i due pianoforti delle sorelle Katia e Marielle Labeque. In programma musiche americane del Novecento scelte tra gli autori più rappresentativi delle diverse tendenze, Gershwin, Bernstein e Glass.
Come puntualmente la bella presentazione di Luca Del Fra ci ricorda, la grande musica americana moderna ha come destinatario per la prima volta un pubblico di massa in un paese che è un crogiuolo di lingue e tradizioni diverse. I richiami ai temi popolari di origine irlandese, blues, yiddish ecc. sono connaturati allo spirito di un paese di immigrati di cui ben presto vanno a costituire una vera e propria musica nazionale. L’evoluzione delle comunicazioni darà poi a questa musica un carattere globale fino a costituire un linguaggio universale che contagerà la cultura musicale di tutti i continenti.
George Gershwin era un valente pianista e spesso, insieme ai brani della grande tradizione classica, inseriva nelle sue esibizioni richiami al blues e al jazz, un esempio del suo interesse di compositore per questi linguaggi ci viene proposto nel concerto odierno con “Three preludes” dove il “Prelude n.2”, un blues divenuto famosissimo e cavallo di battaglia di pianisti virtuosi, viene racchiuso da altri due brani veloci, ritmati e spiritosi dove le sorelle Labeque danno sfogo a tutta la loro energia strappando entusiastici applausi.
All’inizio degli anni ’60 le inquietudini creative dei compositori dell’epoca danno origine a quella corrente chiamata minimalismo, che si contrappone all’accademia e alle forme strutturate, ma anche allo sperimentalismo più radicale. Le contaminazioni sono numerose, soprattutto con il rock e la musica di consumo; spesso i ritmi ossessivi cercano di infondere un effetto ipnotico, come alcuni stilemi popolari di continenti lontani, non si rinuncia però all’influenza di musiche antiche. Philip Glass è stato uno dei più rappresentativi autori di questa corrente e le sue composizioni esercitano spesso un grande fascino negli ascoltatori, come i “Four movements for two pianos” presentati stasera dalle nostre esuberanti pianiste dove ritroviamo insieme alle sonorità ossessive tipiche, anche tenere melodie e richiami tardoromantici.
Leonard Bernstein è considerato il prototipo dell’artista impegnato nella passione civile che ha messo la sua arte al servizio degli ideali democratici e dell’impegno culturale. La sua opera di divulgazione è tuttora un modello per tutti, la promozione della musica contemporanea e tutto quello che ha fatto per allargare la base degli ascoltatori, restano un esempio insuperato. Come direttore d’orchestra lascia un patrimonio eccezionale di riferimenti interpretativi, come compositore rientra pienamente nella tradizione della grande musica americana, dove l’abbondanza di riferimenti alle più diverse tradizioni e culture, rende il suo messaggio universale. Forse la più famosa delle sue opere è “West Side Story”, una nuova forma di teatro musicale che coniuga elementi della tradizione colta con il melting pot delle varie sensibilità della cultura urbana statunitense. Le arie e le canzoni sono diventate in breve tempo popolarissime e le sonorità jazz mescolate ai ritmi latini hanno dato origine ad un nuovo genere. L’arrangiamento di Irwin Kostal per due pianoforti e percussioni ha permesso alle sorelle Labeque coadiuvate dai valenti percussionisti Gonzalo Grau e Raphael Séguinier di incantare il pubblico che affollava la vasta platea. Il ritmo , la verve e l’allegra complicità degli esecutori hanno trasmesso a tutti una voglia di danza che si è espressa con battiti di piedi, di mani e furtive percussioni sugli schienali e sui braccioli delle poltrone. Applausi trionfali per tutti e per bis, America, il brano più spettacolare.