Teatro

"La concessione del telefono" di Camilleri a Fidenza

"La concessione del telefono" di Camilleri a Fidenza

Vigàta, e il suo universo intriso di paradigmatica “sicilitudine”, approdano il 21 aprile sul palcoscenico del Teatro Magnani di Fidenza, dove va in scena “La concessione del telefono”, riduzione scenica del romanzo di culto di Andrea Camilleri operata dall´autore insieme a Giuseppe Dipasquale, a sua volta autore della regia. Antonio Fiorentino firma la scenografia, Angela Gallaro i costumi, Massimiliano Pace le musiche. Nei ruoli principali alcuni autentici beniamini del pubblico come Francesco Paolantoni, Tuccio Musumeci e Pippo Patavina. “La concessione del telefono” (una produzione del Teatro Stabile di Catania) affonda profondamente nell´humus e nel cuore della Sicilia e, fra i romanzi di Camilleri, è uno dei più divertenti: una specie di commedia degli equivoci e degli imbrogli, che trova la sua ambientazione ideale in un´isola che è da secoli terra di contraddizioni. La Vigàta dello scrittore agrigentino diventa ogni volta la metafora di un certo modo di essere e di interpretare le cose di Sicilia. L´equivoco, che funge da motore comico dell´intera vicenda, è lo scambio tra due lettere dell´alfabeto. Il protagonista, Filippo “Pippo” Genuardi, per ottenere la concessione di una linea telefonica per uso privato, fa domanda formale al prefetto di Montelusa, denominandolo Vittorio Parascianno anziché Marascianno, come invece in realtà si chiama. Da qui una storia articolata, che coinvolge non solo Genuardi, siciliano qualsiasi, e la sua famiglia, ma anche la Chiesa e soprattutto i vari apparati dello Stato, ovvero Prefettura, Questura, Pubblica Sicurezza e Benemerita Arma dei Reali Carabinieri. E ancora don Calogero Longhitano, il mafioso del paese, nonché quei compaesani, anch´essi siciliani qualsiasi, che involontariamente capitano sulla strada di “Pippo”, mosso solo dalla passione per la giovane suocera. Il fascino della trasposizione scenica punta essenzialmente sulla novità del testo e si sposa con il desiderio di ricercare strade nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea. Anche nella riduzione, l’elemento che emerge con maggiore forza è la lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate, una meravigliosa sicilitudine linguistica, fatta di neologismi, sintassi travestita, modi d´uso ricalcati dal dialetto. Quando poi, come in questo caso, si è di fronte ad una forma narrativa che invita il lettore a dar corpo ai personaggi, privilegiando il parlato e non la descrizione, ecco che il Teatro si trova ad agire su un campo molto familiare. Come spiega il regista Dipasquale: “La parola - ed il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere - fa di questo romanzo un oggetto naturale da elaborare all´interno di un´alchimia teatrale vitale e creativa”. Info: 0524 517218