L’avventura era cominciata in autunno. Nella chiesa sconsacrata di Sant’Agostino, ormai suo luogo di elezione per scorribande teatrali, Tonino Conte rappresentava il primo capitolo di La mia scena è Genova, sorta di romanzo scenico in tre tempi imperniato su parole, immagini, memorie, fantasie sospese tra città e mare. Adesso il romanzo è al termine. Con il capitolo Nel mare dell’Odissea il trittico si completa e assume le forme di una città aerea che, per camminamenti e ponti, conduce lo spettatore dentro il periglioso viaggio di Ulisse verso Itaca, dove l’eroe vorrebbe trovare quiete.
Curiosamente, nonostante le scintille d’umorismo, il viaggio proposto da Conte dà un po’ sul luttuoso. Ulisse, anzi Odìsseo, comincia con l’entrare nell’Ade, dove incontra le ombre dei compagni che combatterono sotto le mura di Troia, rivede la madre, s’imbatte in Tiresia, l’indovino da cui vorrebbe la certezza di un futuro domestico. E’ vero, c’è l’episodio di Nausicaa teneramente sentimentale; ma ci sono anche i Proci, ai quali è legata inestricabilmente l’idea della morte; c’è la figura di Laerte, il vecchio padre di Odìsseo esiliatosi nell’orto per morirvi, anzi per godersi da solo la sua morte.
Strutturato come sempre a stazioni, il viaggio di Conte aderisce a Omero, ma con aperture di delicata ironia, come quando, in un delizioso momento teatrale, ci presenta Telemaco a letto (in realtà è una parete verticale in forma di letto con comodino, abat-jour e inevitabile livre de chevet). Il giovanotto ha il lassismo del viziato, ma all’improvviso sente il bisogno di scuotersi, di andare in cerca del padre e di liberare la casa dai parassiti Proci.
Gli episodi del poema scorrono ora sgargianti, ora malinconici, ora misteriosi, sorretti da una vena di grazia teatrale. Fra gli snodi della città-nave approntata da Alida Cappellini e Giovanni Licheri, gli attori del Teatro della Tosse, vestiti da Bruno Cereseto, danno vita al loro percorso nel mito con bravura, partecipazione, intensità. Sono Enrico Campanati, Pietro Fabbri, Lisa Galantini, Simonetta Guarino, Paolo Maria Piloso, Mariella Speranza e Vanni Valenza. Molti applausi.
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