Da martedì 14 a giovedì 30 novembre all’Auditorium San Domenico di Foligno il Teatro Stabile dell’Umbria, alla luce dell’ottima prova offerta nella scorsa stagione con Quartetto d’ombre, presentametallo,scritto e interpretato da Michele Bandini e Emiliano Pergolari.
Lo spettacolo debuttato quest’estate in prima nazionale all’inteatrofestival2006 e al Festival Inequilibrio di Castiglioncello, dove è stato bene accolto, dopo le recite di Foligno proseguirà la tournèe in vari teatri italiani, tra cui il Teatro delle Passioni di Modena e l’India di Roma.
Il progetto si avvale del sostegno di quattro regioni al centro della scena, iniziativa nata dall’accordo fra Umbria, Emilia-Romagna, Marche e Toscana con l’obiettivo di promuovere la diffusione dell’attività di sperimentazione e ricerca nei vari ambiti dello spettacolo, con particolare attenzione alle giovani compagnie.
In Metallo Bandini e Pergolari muovono dalle rovine del mito di Edipo: “Il testo – dicono i due autori - è una nostra riscrittura per la maggior parte originale delle opere di Eschilo (Sette a Tebe), Sofocle (Edipo re, Edipo a Colono, Antigone), Euripide (Le fenicie) dai quali è stata estrapolata la storia e alcuni brevi passaggi lirici inerenti alla vicenda. Tutto il materiale scritto è il risultato di una creazione in itinere, elaborato sui corpi, sul nostro modo di porci nei confronti di quello intendiamo come lavoro teatrale, per questo per noi era impensabile mettere in scena un testo così com’era, scritto da altri, che non ha in sé il nostro respiro, i nostri giochi, i nostri sogni ed incubi.
Siamo partiti dalla pietra umbra, dalle prove in montagna tra i sassi bianchi di calcare, dalle pesantissime mazze di ferro, con l’idea che non c’è niente di aristocratico in due principi che si scannano per il potere, e che il teatro che a noi piace non è il teatro del cartone e della finzione ma quello delle macerie… quello antico che parlava alla luna e al sole, agli dei, il teatro fatto di pietra a cielo aperto che parla una lingua antica ancora oggi, però, perfettamente comprensibile.
Siamo quindi partiti da noi due, dalla nostra lingua; il testo infatti è scritto in gran parte in folignate: il nostro dialetto, cupo e ruvido, che suona arcaico e comico, lirico e violento insieme.
Il risultato è una mescolanza tra grecità evocata e dinamiche irruente tra due fratelli… sprofondati in un luogo indefinito costretti a lavorare la pietra e il ferro nell’attesa di una sorella che tarda ad arrivare… in sottofondo si odono gli echi dei colpi di metallo dei martelli, degli scalpelli, delle spade, degli scudi.
La musica per noi è il terzo attore di questo lavoro… è il terzo respiro… scandisce, interagisce, monologa e dialoga con noi…
Francesco Bigoni, il musicista, infatti esegue tutta la musica dal vivo suonando il sassofono, il clarinetto, le percussioni e creando un universo di suoni tutti realizzati in diretta.
Il tutto con la peculiarità di una direzione a tre: Michele Bandini, Emiliano Pergolari e Maurizio Lupinelli.”