Anche in questa stagione dell’Istituzione Universitaria dei Concerti la rassicurante presenza di uno dei pianisti più amati, ha richiamato un numeroso pubblico nell'Aula Magna della Sapienza.
Tra le poche certezze che possiamo avere in quest’epoca di inquietudini , c’è l’approdo sicuro dei concerti di Michele Campanella. Anche in questa stagione dell’Istituzione Universitaria dei Concerti la rassicurante presenza di uno dei pianisti più amati, ha richiamato un numeroso pubblico nell’Aula Magna della Sapienza.
Programma accattivante dal titolo provocatorio: Chopin vs Liszt. Valzer e Ballate a confronto. Anche se l’origine dei brani fa pensare alla danza siamo in presenza per entrambi gli autori di brani descrittivi, musiche da concerto suonate solo per essere ascoltate, lontane dallo stile viennese di Schubert o da quello più tardo degli Strauss.
Come spesso succede, Campanella, assecondando la sua naturale vocazione pedagogica, ha introdotto il concerto con una breve chiacchierata. Riferendosi ad una frase di Thomas Mann secondo cui “la bellezza è nostalgia”, ha analizzato affinità e differenze dei due protagonisti del pianismo romantico. In effetti in Chopin la vena nostalgica pervade gran parte della sua opera. Si tratta di un dato esistenziale legato alla salute sempre precaria, alle traversie sentimentali ed alla mancanza della Patria lontana. La vitalità prorompente di Liszt, il suo inesausto interesse per l’arte, gli affetti, la politica, i viaggi determina uno stile compositivo unico, rafforzato dalle straordinarie qualità di pianista e di organista. I due, coetanei, si sono conosciuti a Parigi, si sono frequentati e sono diventati amici. L’ultima parte della vita di Chopin, oppresso dalla malattia e dalla depressione successiva all’abbandono da parte di George Sand, lo ha isolato dal mondo ed i rapporti con Liszt si sono diradati. Quest’ultimo, sopravvissuto all’amico per quasi quaranta anni, ha composto le sue opere più compiute ed importanti dopo la morte di Chopin e forse l’ispirazione ha subìto l’influenza della giovanile frequentazione.
Michele Campanella è universalmente riconosciuto come interprete lisztiano di riferimento ed il suo stile energico ed asciutto si riverbera anche nei brani di Chopin. La sua interpretazione è scabra e modernissima, lontana dalle morbidezze talvolta sdolcinate a cui una certa tradizione ci ha abituato. Il tormento dell’anima romantica emerge puro soprattutto nel finale energico della Ballata n.1 op.23, qui il pianista ci prepara alle sonorità della seconda parte del concerto dedicata a Liszt. Di quest’ultimo i chiaroscuri inquietanti della Ballata n.2 in si minore ci immergono nell’animo senza pace di un intellettuale per cui la vita non è mai lunga abbastanza. Nei valzer emergono sonorità profetiche che lasciano presagire il Novecento ed il nostro pianista di fiducia ce le riporta fedelmente. Pubblico entusiasta e tre bis: una sonata di Scarlatti ,“Toccata” e “Arabesque” di Schumann.
Fryederyk Chopin Ballata n.3 il la bemolle maggiore op.47 , Trois Valse Brillantes op.34, Ballata n.1 in sol minore op.23.
Franz Liszt Valse-Impromptu, Mephisto Valse n.4, Ballata n.2 in si minore, Valse Oublièe n.4 , Valse de l’opéra Faust de Gounod.