Elsinor chiude la stagione al Teatro Sala Fontana con un’ospitalità, Il Misantropo di Molière, prodotto dal Politemana Mancini, per la regia di Gabriele Russo, in prima milanese dal 10 al 20 aprile.
La società borghese di oggi, i suoi vizi, le sue aberrazioni, il superfluo vissuto non come scelta di vita, ma come unica possibilità della vita. L’ipocrisia, l’interesse e il tradimento, che spesso si celano dietro i rapporti umani sono tutti temi di questa commedia tanto brillante nello schema drammaturgico quanto cupa nei significati.
Risultato certamente non casuale di un autore, che avrebbe voluto scrivere tragedie ed è diventato il più grande commediografo della sua epoca. Quest’aspetto sotterraneo, che muove l’opera di Molière, rende le sue commedie duplici e ambigue, la risata è sempre una risata amara, comica e tragica al tempo stesso, logica conseguenza di una società borghese messa a nudo nella sua corruzione.
Molière scrive Il Misantropo fra il 1662 e il 1665, un periodo difficile della sua vita sia sotto l'aspetto privato sia artistico, un periodo in cui il disagio accumulato in quegli anni si riflette particolarmente nella sua scrittura.
Protagonista è Alceste, un ragazzo poco più che ventenne, un giovane che non riesce ad affrontare la società per quella che è, che cerca a suo modo di affermare e soprattutto di perseguire gli ideali nei quali crede. A costo di sembrare retorico e ridicolo afferma: "Voglio che la gente sia sincera e che nessuno, da uomo d’onore, si lasci sfuggire una sola parola che non venga dal cuore". Un’ etica, dunque, da inseguire ad ogni costo.
La società borghese di oggi, i suoi vizi, le sue aberrazioni, il superfluo vissuto non come scelta di vita, ma come unica possibilità della vita. L’ipocrisia, l’interesse e il tradimento, che spesso si celano dietro i rapporti umani sono tutti temi di questa commedia tanto brillante nello schema drammaturgico quanto cupa nei significati.
Risultato certamente non casuale di un autore, che avrebbe voluto scrivere tragedie ed è diventato il più grande commediografo della sua epoca. Quest’aspetto sotterraneo, che muove l’opera di Molière, rende le sue commedie duplici e ambigue, la risata è sempre una risata amara, comica e tragica al tempo stesso, logica conseguenza di una società borghese messa a nudo nella sua corruzione.
Molière scrive Il Misantropo fra il 1662 e il 1665, un periodo difficile della sua vita sia sotto l'aspetto privato sia artistico, un periodo in cui il disagio accumulato in quegli anni si riflette particolarmente nella sua scrittura.
Protagonista è Alceste, un ragazzo poco più che ventenne, un giovane che non riesce ad affrontare la società per quella che è, che cerca a suo modo di affermare e soprattutto di perseguire gli ideali nei quali crede. A costo di sembrare retorico e ridicolo afferma: "Voglio che la gente sia sincera e che nessuno, da uomo d’onore, si lasci sfuggire una sola parola che non venga dal cuore". Un’ etica, dunque, da inseguire ad ogni costo.