Uno fra i drammi più discordanti, stridenti e contraddittori di William Shakespeare, prende vita grazie alla lettura registica di Gabriele Lavia, artista amante di scelte poco scontate. Un altro Shakespeare per Lavia quindi, suo autore prediletto, che dopo un Riccardo II datato 1996 non si accostava a un classico dell’autore inglese. Ad onta della definizione di “commedia”, Misura per misura, nonostante il lieto fine e la risoluzione misericordiosa dei conflitti, è intriso di situazioni dalla conflittualità marcata, di vicende e personaggi poco limpidi. L’aria di sensualità malata e violenta, l’estremismo delle posizioni espresse ne fanno un’opera cupa, dolorosa e stridente. Lavia che nei classici trova il fondamento della modernità attraverso cui raccontare il nostro vivere, intravede in questa dark comedies dal carattere irrisolto i germi della contraddizione della contemporaneità. L’estrema complessità dell’universo umano descritto nel testo, la duplicità che caratterizza i personaggi rendono la sfida per Lavia ancor più serrata, costretto come sarà a vivisezionare un testo sfuggente anche alle stesse definizioni di genere.
Teatro