Dopo il successo della prima edizione di Faccio Del Mio Meglio con 58.400 spettatori, torna l’esilarante one man show di Giorgio Panariello.
Il favore del pubblico e della critica riscontrati dallo spettacolo hanno spinto l’attore toscano a riprendere lo spettacolo con le dovute variazioni, inevitabili aggiornamenti e nuove soluzioni registiche di Giampiero Solari.
Tanta satira di costume, qualche riferimento alla cronaca e persino un po’ di poesia, questi gli ingredienti di Faccio del mio meglio. Giorgio Panariello in scena, accompagnato da un’orchestra composta da un solo elemento, il piano di Dino Mancino, propone alcuni fra i suoi personaggi più popolari (da Renato Zero a Naomo), e affronta, attraverso i suoi monologhi più riusciti e divertenti che lo contraddistinguono, il tema dell’incomunicabilità.
Nell’era di internet e del digitale terrestre, comunicare con il nostro vicino di casa sembra diventata l’impresa più difficile. Descrivere agli altri le nostre debolezze, parlare per risolvere una crisi di coppia, trovare le parole giuste per comunicare l’amore è diventato arduo.
Eppure sono le parole il nostro grande dono: compongono le canzoni, raccontano le fiabe, esaltano i poeti, fanno compagnia quando c’è troppo silenzio.
Oggi le parole si affacciano dai computer, rimbalzano dai satelliti, sono un messaggio sul telefonino, passano per qualsiasi canale tranne che per quello naturale, la bocca. E allora ecco che Panariello chiama in aiuto i canti Dante e i sonetti di Shakespeare, come antidoto al linguaggio degli sms e alle altre manie della società contemporanea, dalla moda alla cura del corpo.
Il favore del pubblico e della critica riscontrati dallo spettacolo hanno spinto l’attore toscano a riprendere lo spettacolo con le dovute variazioni, inevitabili aggiornamenti e nuove soluzioni registiche di Giampiero Solari.
Tanta satira di costume, qualche riferimento alla cronaca e persino un po’ di poesia, questi gli ingredienti di Faccio del mio meglio. Giorgio Panariello in scena, accompagnato da un’orchestra composta da un solo elemento, il piano di Dino Mancino, propone alcuni fra i suoi personaggi più popolari (da Renato Zero a Naomo), e affronta, attraverso i suoi monologhi più riusciti e divertenti che lo contraddistinguono, il tema dell’incomunicabilità.
Nell’era di internet e del digitale terrestre, comunicare con il nostro vicino di casa sembra diventata l’impresa più difficile. Descrivere agli altri le nostre debolezze, parlare per risolvere una crisi di coppia, trovare le parole giuste per comunicare l’amore è diventato arduo.
Eppure sono le parole il nostro grande dono: compongono le canzoni, raccontano le fiabe, esaltano i poeti, fanno compagnia quando c’è troppo silenzio.
Oggi le parole si affacciano dai computer, rimbalzano dai satelliti, sono un messaggio sul telefonino, passano per qualsiasi canale tranne che per quello naturale, la bocca. E allora ecco che Panariello chiama in aiuto i canti Dante e i sonetti di Shakespeare, come antidoto al linguaggio degli sms e alle altre manie della società contemporanea, dalla moda alla cura del corpo.