La rassegna del Teatro dell'Opera di Roma, che mette a confronto opere contemporanee con opere del Novecento e opere di repertorio classico con intento divulgativo riprenderà a gennaio.
Si è tenuto al Teatro dell’Opera di Roma l’ultimo concerto della serie Specchi del tempo diretto da Paul Daniel. Come è noto, si tratta di una iniziativa a carattere divulgativo che mette ogni volta a confronto un’opera del grande repertorio classico con una del Novecento storico e una contemporanea. Anche questa volta la serata è stata introdotta da un breve ma efficace intervento di Stefano Catucci che ha presentato i brani in programma.
Il concerto è iniziato con Asyla, opera pluripremiata di Thomas Adès (Londra,1971); si tratta di un brano in quattro movimenti per grande orchestra, rinforzata anche con interventi di campionatori. Il titolo (plurale di asylum) può essere interpretato come rifugi ma anche come manicomi. L’autore sembra esplorare tutte le sonorità e i ritmi dell’espressione musicale del secolo appena trascorso, con particolare riferimento alle musiche per balletto di Stravinskij. Il terzo movimento, l’unico con un titolo, Ecstasio, sembra che si riferisca non proprio a un’estasi mistica o artistica, quanto piuttosto alle sensazioni provocate da droghe da discoteca e dalla musica techno.
Poi è stata la volta del Concerto n.7 per orchestra di Goffredo Petrassi, un brano diviso in quattro movimenti più un prologo e un epilogo. La grande orchestra è tutta impegnata, per sezioni di strumenti. In particolare emergono gli smaglianti ottoni con graffianti dissonanze e i brillanti interventi solistici dell’arpa o della marimba, mentre gli archi tessono un morbido tappeto di suoni che tutto contiene.
La seconda parte della serata è dedicata ad un capolavoro assoluto della musica romantica: la Sinfonia n.4 in mi minore, op.98 di Johannes Brahms, un’opera di potenza impetuosa dove è necessaria un’orchestra grande e sonora. I temi determinano immediatamente l’atmosfera passionale che si stempera solo nell’Andante moderato nella morbida melodia dei legni accompagnati dal pizzicato degli archi. Lo scintillante Allegro giocoso è ben reso dall’orchestra situata quasi al centro della platea e il finale Allegro energico e appassionato giunge drammatico quasi respingendo la serenità che si era affacciata nell’Andante. Il direttore inglese Paul Daniel ha sfruttato con sapienza la resa sonora della grande Orchestra del Teatro dell’Opera situata in una posizione che accentuava le possibilità acustiche della splendida sala del Costanzi. Tutte le sezioni dell’Orchestra hanno dato un’ottima prova e gli interventi solistici ben integrati nel tessuto sonoro delle opere presentate sono stati molto apprezzati dal pubblico romano che ha tributato alla compagine ed al direttore caldi applausi.
Per la stagione 2016/17 è prevista una nuova serie di concerti che inizieranno il prossimo 31 gennaio