Andrea Lucchesini e Pietro De Maria ai pianoforti con Andrea Dulbecco e Luca Gusella alle percussioni hanno regalato al pubblico dell’Istituzione Universitaria dei Concerti della Sapienza una grande serata.
Andrea Lucchesini e Pietro De Maria ai pianoforti con Andrea Dulbecco e Luca Gusella alle percussioni hanno regalato al pubblico dell’Istituzione Universitaria dei Concerti della Sapienza una grande serata.
Di Luciano Berio è stata presentata “Linea”, un lavoro del 1974 destinato alla compagnia di danza di Felix Blaska, per due pianoforti, marimba e vibrafono. Come spesso capita, siamo di fronte ad un pezzo scritto per essere danzato, ma che ha tutte le qualità per vivere una vita autonoma nelle sale da concerto. Una linea melodica, minimalista secondo lo spirito dell’epoca, enunciata all’unisono, viene via via confusa ed intrecciata creando contrasti dinamici estremi, con echi pronunciati e pianissimi delicati alternati a improvvisi grappoli di note che non permettono all’attenzione di rilassarsi. I quattro strumenti si scambiano spesso i ruoli annullando così ogni individualità e producendo un effetto di complessità che contrasta con l’apparente semplicità della melodia. Andrea Lucchesini ha poi condiviso con il pubblico “Touch” per pianoforte a quattro mani, un regalo di Luciano Berio, suo testimone di nozze, espressamente dedicato agli sposi, entrambi pianisti. Si tratta di un pezzo molto breve di impronta un po’ impressionista, che esplorando le possibilità timbriche del pianoforte, sembra immergere gli esecutori in una nebbia intima, mentre i continui intrecci delle mani e delle gambe incoraggiano un approccio erotico. Nella stessa occasione Berio ha dedicato ai genitori della sposa “Canzonetta” per pianoforte a quattro mani, anche qui il clima è simile al pezzo precedente, i contrasti sono però più decisi, sembra un po’ evocato il Ravel di Gaspar de la nuit. “Wind” di Andrea Dulbecco si ispira a paesaggi scandinavi ed è caratterizzato da un tessuto poliritmico della marimba punteggiato da virtuosistici assoli del vibrafono costruiti sul tema principale, come in “Lontano” dello stesso Dulbecco, atmosfera rarefatta, con echi e risonanze che rivela con qualche carattere di improvvisazione i profondi rapporti con il jazz. “Tzipan” di Luca Gusella è un brano di suggestione folkorica, che evoca atmosfere orientali, ma fa uso anche di sonorità riferibili ad ambienti tzigani.
La seconda parte della serata è dedicata ad un monumento del Novecento storico, la Sonata per 2 pianoforti e percussioni di Béla Bartok. Si tratta di una delle tappe fondamentali per il definitivo sdoganamento delle percussioni come strumento di dignità autonoma. Il set di strumenti è imponente, tre timpani, Xilofono, due tamburi, piatti, grancassa, triangolo , tam-tam, posizionati al centro con i due pianoforti ai lati, come indicato minuziosamente dall’autore, ad ottenere un effetto stereofonico. Le percussioni non si limitano a sottolineare il ritmo, ma spesso si contrappongono ai pianoforti esponendo temi e timbri. Troviamo tutte le figure che rendono riconoscibile la musica di Bartok, i ritmi ed i colori con i frequenti riferimenti al folklore, ma anche misteriose inquietudini nei pianissimi e nella improvvisa dissolvenza finale.
Come regalo fuori programma sono stati proposti due bis che hanno completato il clima della serata, un valzer di Adolfo Berio, nonno di Luciano, con misteriosa dedica per le nozze di Maria Isabella, eseguito a quattro mani con complicità e divertimento ed una versione un po’ “cool” di Andrea Dulbecco per vibrafono, marimba e due pianoforti di un brano di Ralph Towner, il chitarrista degli Oregon.
Che dire degli esecutori, perfetti! Grandi musicisti, ma anche leggeri e disinvolti, coinvolgono il pubblico oltre che con la sapienza della loro arte con una comunicativa diretta che produce un clima da festa in famiglia. Applausi intensi e grati.