La rassegna Sguardi obliqui del CinemaTeatroLux di Pisa si conclude con lo spettacolo A’Noce, menzione speciale Premio Ustica per il teatro 2005.
Scritto, diretto e interpretato da Barbara Apuzzo, giovane attrice e drammaturga palermitana formatasi presso la Scuola di recitazione Campo Teatrale di Milano con Gianluigi Gherzi, Claudio Morganti e Laura Curino, lo spettacolo regala l’emozione di un racconto ironico e toccante, lucidissimo e spiazzante. Attraverso gli occhi di un piccolo animaletto autobiografico, il pappicio, la protagonista ci conduce dentro il suo mondo, racchiuso come in una noce nei limiti della disabilità, per spalancarlo alla rivelazione di un modo inatteso di vivere e guardare la diversità, e di pensare il teatro.
“Esiste un mondo. Un mondo dove risate e lacrime vanno a braccetto. Un mondo che nasce in una noce. E in questa noce si dibatte una vita. Una vita che vuole uscire, una vita che vuole vivere, una vita che vuole volare... una vita che ride... Un pappicio è un animaletto molto piccolo, nero, con le zampe corte, lento… insomma, un piccolo verme, vive all’interno della noce, e si nutre del frutto. Quando finalmente questo piccolo verme riesce a uscire dalla noce, dopo essersene cibato, diventa farfalla alla fine di un suo percorso, di una serie infinita di battaglie… Mi paragono a questo pappicio sia perché il suo percorso può essere raccontato con ironia sia perché il mio handicap fisico mi porta spesso a sentirmi in una gabbia, un guscio protettivo ma dal quale prima o poi si vuole uscire e magari anche ridere del proprio percorso, delle proprie tappe, delle proprie difficoltà… Ho scritto questo testo perché m’interessa sviluppare la relazione tra il concetto tempo/spazio e una persona, come me, che ha le sue diversità, i suoi handicap fisici. Da questa diversità, da questo handicap, forse potrebbe uscire un diverso modo di pensare il teatro. Quello che tengo a sottolineare in questo progetto è che da un punto di vista “diverso” (e quando dico “diverso”, lo dico perché considerato tale secondo canoni di vita tradizionali), potrebbero venire fuori punti di vista “altri”, sul mondo, sulla sensibilità umana, sulla cosiddetta “normalità” dei “normodotati”. Barbara Apuzzo
Teatro