Teatro

Prima nazionale Aspettando Godot nuova produzione del TSU

Prima nazionale Aspettando Godot nuova produzione del TSU

Al Caio Melisso di Spoleto, da venerdì 23 febbraio, con repliche fino a sabato 10 marzo, debutta in prima nazionale la nuova produzione del Teatro Stabile dell’Umbria che in questa Stagione mette in scena la più celebre opera teatrale di Samuel Beckett, nonché uno dei testi più noti del teatro del Novecento, Aspettando Godot, nella traduzione di Carlo Fruttero, con Annibale Pavone, Fabio Pasquini, Giuseppe Papa, Stefano Laguni, Marco Lorenzi, esecuzione alla tromba di Daniele Veltri. Firmata dal regista di riferimento del Teatro Stabile Antonio Latella, questa edizione è caratterizzata da un allestimento scenico non tradizionale, che vede i palchi e la platea dei teatri usati come suggestivo ed evocativo sfondo. Oggetto di innumerevoli interpretazioni, più o meno ingegnose, il teatro di Beckett, è fra i più importanti del secolo e ha soprattutto il merito di tradurre esperienze fondamentalmente statiche (l'attesa, il ricordo, la lotta inane contro la futilità dell'esistenza) in opere che, pur eliminando quasi tutti gli elementi costitutivi della drammaturgia occidentale, inventano una nuova teatralità e un nuovo dinamismo proponendo immagini destinate a imprimersi nella memoria per dar corpo e concretezza fisica a riflessioni sulla condizione umana nel buio contesto della fine millennio, che non escludono una raffinata levità. Aspettando Godot è la bizzarra storia di due vagabondi vestiti come Charlot che ogni sera attendono invano in una strada di campagna l'arrivo di un misterioso personaggio in grado di dar loro lavoro e protezione, e quasi inevitabilmente ha sconcertato e irritato molti dei primi spettatori, sia per l'assenza di una trama riconoscibile come tale sia per l'insolita miscela di entrée clownesche e suggestioni metafisiche. Poi il successo, esteso ben presto ai teatri di tutto il mondo, e la ridda delle interpretazioni di un testo così terso e così misterioso e quell'influenza determinante su tanti copioni altrui che fece entrare l'aggettivo 'beckettiano' in tante lingue europee. Fu il primo capolavoro di Beckett e la sua prima proposta di una nuova, rivoluzionaria drammaturgia che nel 1969 gli ha valso il premio Nobel per la letteratura.