Classica

Santa Cecilia all'Accademia Filarmonica Romana

Santa Cecilia all'Accademia Filarmonica Romana

Inaugurazione di lusso per la stagione del Teatro Argentina dell’Accademia Filarmonica Romana, proprio nel giorno dedicato a Santa Cecilia.

Inaugurazione di lusso per la stagione del Teatro Argentina dell’Accademia Filarmonica Romana, proprio nel giorno dedicato a Santa Cecilia. Angelika Kirchschlager, accompagnata al pianoforte da Julius Drake ha regalato ad un pubblico folto assiepato nella calda platea dello storico teatro una serata di Lieder  di Mozart, Schumann, Wolf e Liszt.

Il pezzo iniziale “Un moto di gioia”, popolare aria da Le Nozze di Figaro, ha subito ha catalizzato l’attenzione degli spettatori ed ha dato il senso di festa alla serata. Mozart esprime in queste opere una urgenza espressiva, non troppo meditata, ma autentica ed ispirata. In “Das Veilchen” (la Violetta), versi di Goethe, l’impasto tra strumento e voce esalta l’intenzione sentimentale. “Sehnucht nach dem Fruhling” (Desiderio di primavera) esprime un’atmosfera danzante, quasi shubertiana, l’ultimo Lied  di Mozart è anch’esso in italiano, il romantico “Ridente la calma”  …da brividi.

Di Schumann possiamo cogliere, nelle composizioni scelte per la serata, la passione e la sofferenza dell’animo romantico, il grande equilibrio tra testo e musica. “Liebeslied” (Canto d’amore) è quasi un manifesto sull’amore ardente, “Der Nussbaum” (Il noce) esprime il languore di una fanciulla al crepuscolo, “Die Kartenlegerin” (La cartomante) è invece un racconto, quasi declamato con il pianoforte protagonista, “Requiem” ha tutte le connotazioni di una preghiera, esprime un lutto realmente vissuto.

Hugo Wolf ha scritto un numero sterminato di Lieder, quelli scelti stasera sono brevissimi, quasi aforismi, il pianoforte e la musica dominano la parola, il ritmo è spesso incalzante e da’ la cifra del pezzo. Ricordiamo soprattutto l’ultimo, “La città di Penna”, che sembra fare il verso al “catalogo” di Leporello.

Anche per Liszt la produzione liederistica sembra dettata da un bisogno emotivo di esprimersi, da una pulsione del momento. L’ispirazione dell’ambiente è evidente in “Im Rhein” dove  il testo di Heine racconta il fiume, o nel tempo lentissimo de “Ein Fichtenbaum steht einsam” (sta un abete solitario). Invece in “Die drei Zingeuner” (I tre zingari) il pianoforte lisztiano domina il canto e l’aspetto teatrale della composizione emerge in tutta la sua potenza.

Angelika Kirchschlager, salisburghese, è una regina sul palcoscenico, una simpatia aristocratica, un sorriso splendido e comunicativo. Il suo canto è suadente, facile e spontaneo, la voce si adatta alla musica come uno strumento perfetto, molti dei pezzi sembrano scritti per lei. Julius Drake al pianoforte è puntuale, mai invadente, asseconda il canto con naturalezza. Ma, quando serve, ad esempio con Schumann e Liszt,  emerge il grande pianista. Ultimo regalo il bis di cui si sentiva la necessità, Shubert , “An die Musik”.

Tripudio di applausi, la festa di Santa Cecilia è stata degnamente celebrata.