La stagione del teatro Cilea chiude con un testo di Raffaele Viviani, L’ultimo scuggnizzo. A dirigerlo è il direttore artistico della sala vomerese, Gigi Savoia.
Gigi, che tipo di regia hai impostato?
Gigi, che tipo di regia hai impostato?
Ho realizzato una messinscena rigorosa, rispettosa delle intenzioni dell’autore, ma mi sono ispirato ai miei grandi maestri che mi hanno diretto nel tempo: Eduardo, Albertazzi, Scaparro, Calenda.
Che cosa rappresenta, oggi, lo scugnizzo?
Che cosa rappresenta, oggi, lo scugnizzo?
È una sorta di maschera. Un moderno Pulcinella. Racchiude in sé i i caratteri migliori della napoletanità, l’intuito, l’intelligenza.
Non hai modernizzato né il testo né l’ambientazione.
Non ce n’è bisogno. I temi che tratta sono universali: l’emarginazione, la miseria, la lotta dei più deboli contro il potere.
Quanto conta la musica in questo allestimento?
Non hai modernizzato né il testo né l’ambientazione.
Non ce n’è bisogno. I temi che tratta sono universali: l’emarginazione, la miseria, la lotta dei più deboli contro il potere.
Quanto conta la musica in questo allestimento?
Molto, come sempre in Viviani. Però , poiché questo testo contiene solo la celebre Rumba, ho aggiunto pezzi di altre opere.
E gli attori cantano pure.
Un paio soltanto e sono accompagnati dal pianoforte del maestro Napolitano.
La vostra è una bella compagnia, numerosa e composta da giovani. Tra di loro c’è anche Massimo Masiello, perché lui per interpretare il protagonista?
E gli attori cantano pure.
Un paio soltanto e sono accompagnati dal pianoforte del maestro Napolitano.
La vostra è una bella compagnia, numerosa e composta da giovani. Tra di loro c’è anche Massimo Masiello, perché lui per interpretare il protagonista?
Accanto a Renato De Rienzo, Paolo Spezzaferri, Gianni Parisi e Graziella Marina. espressione della nostra tradizione che proponiamo con grande convinzione e fermezza, ho voluto giovani dotati perché mi piace offrire una possibilità di lavoro ai nuovi talenti, che poco spazio trovano in questo campo. Quanto a Massimo, trovo che sia un bravo interprete sia come attore che come cantante. Non potendo più interpretare io il ruolo che fu dello stesso Raffaele Viviani, per motivi di età, ho fatto ricadere la mia scelta su di lui.
Quest’anno il teatro Cilea ha puntato sulla tradizione, è il filone sul quale hai deciso di connotarlo?
Ci stiamo caratterizzando un poco alla volta e abbiamo intenzione di farlo sempre di più. Questa stagione, ormai chiusa, l’abbiamo dedicata al teatro di Scarpetta e alla sceneggiata. Un testo di Viviani mi è sembrato, perciò, il modo più giusto per chiudere e per sottolineare la nostra volontà di non lasciar cadetre nel dimenticatoia una produzione di grandissimo valore.
Di Angela Matassa
Quest’anno il teatro Cilea ha puntato sulla tradizione, è il filone sul quale hai deciso di connotarlo?
Ci stiamo caratterizzando un poco alla volta e abbiamo intenzione di farlo sempre di più. Questa stagione, ormai chiusa, l’abbiamo dedicata al teatro di Scarpetta e alla sceneggiata. Un testo di Viviani mi è sembrato, perciò, il modo più giusto per chiudere e per sottolineare la nostra volontà di non lasciar cadetre nel dimenticatoia una produzione di grandissimo valore.
Di Angela Matassa