Teatro

TEATRO FESTIVAL ITALIA - P,O.M.P.E.I. e la storia sommersa

TEATRO FESTIVAL ITALIA  - P,O.M.P.E.I. e la storia sommersa

Debutta al Teatro Instabile di Napoli, dal 10 al 23 giugno, per il Napoli Teatro Festival Italia, “P.O.M.P.E.I. 1° SCAVO” (città-sigla, intermittenza di un nome che sta per Poco Ortodossi Maldestri Piccoli E Inutili) di Roberto Fratini Serafide. Con Alessandro Bernardeschi, Antonio Montanile e Mauro Paccagnella. Coreografia Caterina Sagna. Una produzione Napoli Teatro Festival Italia, Compagnia Caterina Sagna - Association Next (Rennes) in coproduzione con Théâtre de Garonne (Toulouse), Théâtre de la Ville de Paris, Festival d’Automne, Théâtre de la Bastille de Paris, Théâtre de l’Agora (Evry). Un secondo scavo (Presque Oubliées Mais Peut-Être Immortelles) sarà presentato alla fine dell’anno in Francia. “Le due fasi, indipendenti ma consequenziali, di P.O.M.P.E.I., sono chiamate “scavi successivi” perchè disegnano la storia di un ritrovamento, scavo appunto delle forme che ci sopravvivono fuori da noi, delle segrete rivelazioni della catastrofe che è forse la vera origine e il vero destino di ogni forma, dell’oscura consapevolezza di esserci stati e del non esserci più”. Tre attori irrompono in scena e, come danzatori buto, esplorano lo spazio circostante con gesti liberi, scevri da ogni sorta di vincolo, attraverso una coreografia ricca di provocazioni e del tutto aliena da convenzioni e tecniche preordinate; tale da lasciare spazio alla libera espressione dei corpi e all’altrettanto libera interpretazione dello spettatore. Una danza che diviene espressione dell’anima, rivelazione della vita interiore, e che conduce alle viscere della terra, fino a giungere al poderoso cratere del Vesuvio. Mostruosa e seducente creatura dai mille volti talvolta affascinanti, altre volte tenebrosi. Da qui, esplosioni, lapilli, colate laviche, gas roventi, ceneri, magma, scorie che offrono allo spettatore un fascinoso viaggio nei meandri delle cavità vulcaniche. La pièce è evidente conclusione di un lodevole percorso di sperimentazione laboratoriale, incentrato sulla ricerca gestuale e motoria più che su quella testuale; esso ripercorre, con elegante armonia, le tappe di uno scavo che, partendo dai corpi solidificati delle vittime dell’eruzione, porta alla superficie la “nostra Storia fragile, sconfitta dal Tempo”.