Teatro

UTR - Unione Teatri di Roma: "Ministro Franceschini, pensi ai teatri privati e ai giovani!"

Unione Teatri di Roma
Unione Teatri di Roma

L'UTR – Unione Teatri di Roma – scrive al Ministro Dario Franceschini per includere nel decreto i teatri sotto i 300 posti e i giovani.

I sostegni allo spettacolo sono stati in parte considerati nei precedenti decreti, ma risulta evidente che le iniziative economiche a favore in particolar modo dei teatri Privati, non sono così voluminose da far ripartire il settore.

In particolar modo, i teatri privati rischiano di non vedere più gente in platea. Il motivo? Con un budget di 10 milioni di euro stanziato per i teatri e la classificazione improponibile delle sale – sopra e sotto i 300 posti – è impossibile trovare un compromesso economico che renda possibile la ripartenza. 

Inoltre, le decisioni maturate in sede istituzionale, nonostante i vari appelli dalle differenti categorie del settore, hanno rilevato l’assenza di una prospettiva per i più giovani, fonte di rinnovamento e base importante per poter alimentare l’arte del futuro.

A tale proposito, l’Unione Teatri di Roma ha scritto una lettera al Ministro Dario Franceschini per spiegare la necessità di una revisione degli stanziamenti scritti in decreto affinché si possa consentire a tutti, pubblico e privato, di proseguire con le attività oggetto di impegno fisico ed economico.
 

UTR – La lettera indirizzata al Ministro Franceschini

Il decreto  del Ministro Franceschini datato 10 luglio e riferito all’esercizio teatrale, escludendo i Teatri con meno di 300 posti, ha inventato due nuovi insiemi per la categoria: quello delle sale teatrali sotto i 300 posti e quello sopra.

La distinzione non ha basi scientifiche nè pragmatiche e aumenta la discriminazione tra gli stessi Teatri, già provati dal lungo periodo di chiusura. Soprattutto quelli privati sono in condizioni che possiamo definire drammatiche.

L’UTR – Unione Teatri di Roma – che riunisce 47 teatri, ovvero la maggioranza dei Teatri privati della Capitale, ritiene scandalosa questa esclusione che evidentemente nasce dal budget, di soli 10  milioni, stanziato per i Teatri privati in tutta Italia. Da qui, la decisione di escludere tutti gli appartenenti all’insieme sfortunato dei teatri sotto i 300 posti.

Pertanto chiediamo di prendere atto di questa ingiustizia e modificare il decreto inserendo al beneficio proporzionale tutti i Teatri. Richiediamo altresì di aumentare il budget attualmente previsto di almeno 5 milioni onde evitare la parcellizzazione eccessiva del contributo.

Non si pensi che il precedente contributo a pioggia di 10 mila euro, che peraltro non tutti hanno avuto, possa essere considerato sufficiente per i Teatri sotto i 300 posti. Superfluo sottolineare il ruolo artistico fondamentale sostenuto dalle realtà inferiori ai 300 posti, perché sarebbe un’offesa all’intelligenza e una negazione della storia del Teatro. Dunque è doveroso rimediare a questa iniquità.

Nel decreto si parla, inoltre, di almeno 1000 giornate lavorative per ciascuna sala con capienza compresa tra 300 e 600 posti e di almeno 1.300 giornate lavorative per ciascuna sala con capienza superiore ai 600 posti. Questi parametri escludono anche diversi Teatri di grande capienza. Per i Teatri privati raggiungere la soglia imposta è difficile in quanto molte attività vengono svolte in “outsourcing” e le figure professionali a cui i Teatri si affidano, come commercialisti, uffici stampa, mascherine, consulenti del lavoro, tecnici, ecc.., sono liberi professionisti, pertanto il loro compenso non rientra nelle giornate contributive come richieste dal decreto, sebbene siano rispettati tutti i termini contributivi di legge. In aggiunta ogni struttura genera un enorme indotto, facilmente misurabile, che non è quantificabile nella modalità indicata.

Appare evidente che gli  unici elementi che possono davvero stabilire l’effettiva valenza di uno spazio sono  il fatturato e il numero di spettacoli, elementi oggettivi e indiscutibili. Apprezziamo lo spirito del  provvedimento che  però deve essere  migliorato nel rispetto di tutte le sale teatrali e del Teatro italiano che in quelle sale vive.

Ministro Franceschini La invitiamo a tenere alto l’impegno fino ad oggi profuso, che tuttavia necessita di una maggiore consapevolezza del mondo teatrale, e riconsiderare il decreto secondo criteri più equi.

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