Teatro

A Verona va di scena "Il sogno veneto di Shakespeare"

A Verona va di scena "Il sogno veneto di Shakespeare"

Giovedì 12 luglio, alle ore 21,30, sarà di scena, presso il Teatro Romano di Verona, lo spettacolo "Il sogno veneto di Shakespeare". Scenografia: Emilio Avesani Costumi: Anna Biagiotti Coreografia: Maria Grazia Garofoli Direttore del Corpo di ballo: Maria Grazia Garofoli Dir. Allestimenti scenici: Giuseppe De Filippi Venezia Collaborazione musicale: Pietro Salvaggio Balletto su musiche rinascimentali Primi ballerini, Solisti, Corpo di ballo e tecnici dell'Arena di Verona. La storia: Nella foresta - con tutte le sue valenze simboliche, dall'onirico all'"alternativo" e al "diverso" rispetto alla terra coltivata, a luogo per eccellenza dell'iniziazione - si svolge la vicenda di questo balletto: un omaggio a Shakespeare attraverso quelle universalità del sogno e, nelle sue infinite sfumature, dell'amore, che trasversalmente e senza tempo accomunano le culture più diverse. Paradossalmente parlare di Shakespeare "allontanandosi" da Shakespeare. La foresta... quella del Sogno di una notte di mezza estate, quella di Birnam in Macbeth o quella ai cui bordi viene fatta la beffa a Falstaff nelle Allegre comari di Windsor, poco conta quale sia la foresta. Metafora, pensiamo a Dante, del perdersi, nella foresta ci si perde come ci perdiamo nella vita, nei nostri pensieri. I personaggi shakespeariani vi affiorano in punta di piedi e vi prendono corpo... per poi perdersi. Giulietta e Romeo che si amano e ricercano la semplicità assoluta, la libertà, la nutrice con la sua schiettezza, il semplice Paride (il classico "buon partito") che obbliga Giulietta a costrizioni accademiche, Otello e Desdemona tormentati da Jago che tesse la tela per spingere all'odio, alla gelosia omicida, Petruccio e Caterina con i loro "giochi" estremi (ma poi ci credono veramente?)... tutti che sbucano fuori dal testo di Shakespeare e tutti che vi prendono vita, tra presente e passato, senza tempo. La musica, in questo, aiuta: "S'è vero che la musica - dice Orsino nella Dodicesima notte - è cibo dell'amore, datemene tanto, che la mia fame possa essere saziata, fino a morire! Di nuovo quella melodia! Suonatela ancora!". E le musiche scelte, antiche arie rielaborate per l'occasione, vogliono ricondurre i personaggi a Shakespeare: lui che li aveva cercati tra Verona, Padova e Venezia dando a queste città la giusta collocazione fisico-geografica e sbagliando invece con Milano, se li vede così ripiombare simbolicamente nella loro terra veneta anche se la foresta è senza tempo e senza luogo. Info: www.arena.it