Rete4 e una rete Rai su digitale.
Il consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge presentato dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni di riordino del sistema radiotelevisivo e di correzione della legge Gasparri.
«Non ci credo. Sarebbe un atto di banditismo e non sarebbe più una democrazia, un paese in cui una parte politica andasse al governo e intendesse colpire l'avversario politico attraverso le sue aziende e le sue proprietà private. Non ci credo». Questo è stata la reazione a caldo di Così Silvio Berlusconi, a Campobasso per sostenere la candidatura del presidente uscente del Moilise Michele Iorio alla prossima tornata di regionali. «Banditismo? Non è il mio settore...». È la replica del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni prima di spiegare i contenuti del decreto che porta il suo nome.
Ma non è l´unico a avere reazioni scomposte. La riforma del sistema radio-televisivo rappresenta per il senatore Roberto Calderoli, coordinatore della Lega e vicepresidente del Senato «l'ennesima prova di regime di una maggioranza che vuole togliere voce all'opposizione, ricorrendo ai soliti metodi leninisti, degni del regime di Pyongyang».
Secondo il ministro Antonio Di Pietro invece il ddl Gentiloni sarebbe troppo debole. Intervistato dal quotidiano online Affaritaliani.it, alla vigilia della riunione del governo, spiega di non condividere il fatto che si rinvii ancora una volta la restituzione delle frequenze da parte di alcune televisioni, in particolare Mediaset, che tiene un canale in violazione rispetto a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale. «Il rinvio di questa restituzione mi pare che sia inopportuno, perché è dal '94 che la Consulta ha deciso che è illegittima la decisione che aveva stabilito di mantenere Rete4 in capo a Mediaset». Il progetto del ministro Gentiloni prevede lo spezzettamento delle frequenze per metterle in chiaro in tutto il territorio in un rivolo di asset. Invece DiPietro avrebbe preferito imporre fin da subito di metterle in chiaro complessivamente, «per avere un'altra rete nazionale che possa rompere il duopolio Rai-Mediaset». Infine Di Pietro ha espresso perplessità anche sul sistema di rilevamento dati sugli ascolti, l'Auditel, «una società posseduta dai controllati con un evidente conflitto di interessi».
La discussione su questi nodi e su altri c´è stata e «ampia» in Consiglio dei ministri. Ma alla fine il decreto Gentiloni è stato votato all´unanimità. «È un testo molto equilibrato – lo ha difeso il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta –che servirà al Parlamento per fare una buona riforma». Che illustrandolo in conferenza stampa ha spiegato che la discussione che si aprirà in Parlamento non potrà che andare a migliorare la situazione esistente.
Il consiglio dei ministri ha approvato il disegno di legge presentato dal ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni di riordino del sistema radiotelevisivo e di correzione della legge Gasparri.
«Non ci credo. Sarebbe un atto di banditismo e non sarebbe più una democrazia, un paese in cui una parte politica andasse al governo e intendesse colpire l'avversario politico attraverso le sue aziende e le sue proprietà private. Non ci credo». Questo è stata la reazione a caldo di Così Silvio Berlusconi, a Campobasso per sostenere la candidatura del presidente uscente del Moilise Michele Iorio alla prossima tornata di regionali. «Banditismo? Non è il mio settore...». È la replica del ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni prima di spiegare i contenuti del decreto che porta il suo nome.
Ma non è l´unico a avere reazioni scomposte. La riforma del sistema radio-televisivo rappresenta per il senatore Roberto Calderoli, coordinatore della Lega e vicepresidente del Senato «l'ennesima prova di regime di una maggioranza che vuole togliere voce all'opposizione, ricorrendo ai soliti metodi leninisti, degni del regime di Pyongyang».
Secondo il ministro Antonio Di Pietro invece il ddl Gentiloni sarebbe troppo debole. Intervistato dal quotidiano online Affaritaliani.it, alla vigilia della riunione del governo, spiega di non condividere il fatto che si rinvii ancora una volta la restituzione delle frequenze da parte di alcune televisioni, in particolare Mediaset, che tiene un canale in violazione rispetto a quanto stabilito dalla Corte Costituzionale. «Il rinvio di questa restituzione mi pare che sia inopportuno, perché è dal '94 che la Consulta ha deciso che è illegittima la decisione che aveva stabilito di mantenere Rete4 in capo a Mediaset». Il progetto del ministro Gentiloni prevede lo spezzettamento delle frequenze per metterle in chiaro in tutto il territorio in un rivolo di asset. Invece DiPietro avrebbe preferito imporre fin da subito di metterle in chiaro complessivamente, «per avere un'altra rete nazionale che possa rompere il duopolio Rai-Mediaset». Infine Di Pietro ha espresso perplessità anche sul sistema di rilevamento dati sugli ascolti, l'Auditel, «una società posseduta dai controllati con un evidente conflitto di interessi».
La discussione su questi nodi e su altri c´è stata e «ampia» in Consiglio dei ministri. Ma alla fine il decreto Gentiloni è stato votato all´unanimità. «È un testo molto equilibrato – lo ha difeso il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta –che servirà al Parlamento per fare una buona riforma». Che illustrandolo in conferenza stampa ha spiegato che la discussione che si aprirà in Parlamento non potrà che andare a migliorare la situazione esistente.