Wild West, il fu lunedì. Ne sono andate in onda tre puntate, in un mare magnum di Reality Shows che stanno degringolando allegramente (per chi non li ama!) giù per lo share.
E non se ne era parlato un gran che.
Eppure da anni che aspettavamo (immagino in compagnia di un modesto gruppo di estimatori) questo momento: ovvero il ri-debutto di Alba Parietti, in uno show finalmente suo, tutto suo, in cui non essere più solo una bella figurante con cosce interminabili e labbra da pop art, ma una conduttrice. Una domatrice, come sarebbe parso, come pareva, essere nelle sue corde.
Invece flop.
Anzi no. A nostro avviso la Parietti ha avuto, con la soppressione della propria trasmissione il serto d’alloro che ha sempre meritato.
Alla prima puntata l’abbiamo vista, chicchissima in jeans e camicia bianca, senza ammiccamenti né concessioni di dubbio gusto (cui tante altre, invece, indulgono) a lacerti di carne in bella vista. L’abbiamo sentita, con la voce ingolata dall’ansia, promettere “grandi emozioni”. Anche lei. Come le altre. E ripeterlo. E ripeterlo ancora. Sempre più ansiosa e sempre meno convinta. Inevitabile che ingenerasse scarso convincimento anche nei telespettatori.
Il fatto è che la Parietti oltre che di gambe nazionalpopolari è anche portatrice sana di materia grigia e di un eccellente uso della dialettica e perfetta simbiosi con la sintassi. Ha dimostrato, in anni e anni di “ospitate” di avere una propria opinione su quasi tutto, e non foss’altro che per osmosi (ha avuto come fidanzato-Pigmalione un noto filosofo) ha acquisito arte retorica sufficiente per tener testa più o meno a tutti. Personaggi noti e “commoners”. E quando c’era lei in video lo share s’impennava. Sempre.
Come si spiega, allora,la decapitazione di “Wild West”?
Con il fatto – a questo punto incontrovertibile – che una persona intelligente e colta, se obbligata a recitare copioni stantii e mediocri, inciampa per forza di cose nel proprio subconscio. Che le urla di lasciar perdere. Di non mettersi in corsa con quellechesoprattuttoletette o quelle altre chevifacciovedereiocomesonoavvenenteancheintornoaicinquantaemivestocomeunadiventi. E la strangola di ansia da prestazione, che, shakerata alla banalità senza rimedio dei testi, e alla insipienza disperata e disperante dei concorrenti decreta il flop.
Flop per la trasmissione. Riscatto per la conduttrice. Che potrà tornare a dilettarci con la sua arguzia, il suo coraggio e, ove necessario, il suo buon senso. Battitrice libera for ever. E che gli autoruncoli da “grandi emozioni” se li tengano strette quellechesoprattuttogliurletti!