Chi si è vista la “storica” “Freccia nera” con Loretta Goggi è in lutto stretto.
Perché quella in onda adesso, con Martina Stella nelle improbabili vesti di un’eroina e in quelle, invece, probabilissime, di mistero nazionale (perché recita? Perché braccia e volto strappati ad una sana scrivania di avvocato, magari, o di ricercatrice o archeologa o qualsiasi altra dannatissima cosa fuorché il cinema?) è una tortura delle più sofisticate.
Si prende una bella storia, tratta da un bel romanzone di quelli che fanno volare e sognare e sentire tutti migliori, poi si decide di sbrodolarla per sei eterne puntate, mettendoci dentro, tanto per gradire, Ennio Fantastichini (grande attore, per carità, e maschera di cattivo per antonomasia, ma non se ne può davvero più di vedere spuntare il suo profilo adunco appena l’italiana tivvù deve rappresentare Il Male, un po’ di fantasia, che diamine!). Si scelgono come interpreti due symbols. Non solo due attori, attenzione. Oggi pare non sia sufficiente (l’Audience, sapete? Anche se lo strepitoso Insinna, che nessuno conosceva e che in pochi, oggi, credo abbiano capito quanto vale, ha fatto ascolti da brivido ovunque si sia affacciato… stiamo parlando del giovanotto romano reduce da “Don Bosco” e sostituto egregio di Bonolis con i pacchi).
Si prendono, dunque due simboli di fascino/bellezza/unpizzicoditrasgressionechenonguasta e si parte. Purtroppo in questo caso il solo dei due che avesse già dato eccellenti prove di saper anche recitare (anche), ovvero Scamarcio, dopo essere stato informato dalla stampa di avere dei begli occhi, ha iniziato ad indossare lo sguardo fisso e un po’ pollino di uno spot per colliri. Con risultati strazianti. Soprattutto se coniugati ad un uso decisamente smodato di gel per i capelli stile “mi sono appena alzato dopo una bruttissima sbornia”, che non è molto in linea con l’ambientazione poco dopo l’Anno Mille. Allora, forse, al posto del gel i fighetti usavano pettinarsi con le lumache, non ci è dato saperlo: in ogni caso lui esagera davvero.
Quanto alla Stella, che è, poi, il vero oggetto della nostra attenzione (considerato il titolo della rubrica…ma non ce l’abbiamo fatta a tacere su Scamarcio! Perdono!) non ha nemmeno, secondo la geniale battuta di Leone su Clint Eastwood: “due sole espressioni: una di fronte e una di profilo”, semplicemente riesce nell’impresa credo da Guiness di non averne affatto. Mai. Che baci, lanci le frecce, si creda innamorata, colga i primi segni di tempesta ormonale, odi, abbia freddo, fame, paura, sia in vesti di fanciulla o di arciere la Stella trasmette le emozioni di un sampietrino (in romanesco sasso usato per la pavimentazione di strade antiche), ergo di una meteora.
Come una meteora è gnucca, greve, senza un solo barbaglio di luce - ad onta del nome – fatto salvo quello (opinabilissimo e riflesso) che le deriva dall’essere stata la ragazza molto fotografata di Lapo Elkann.
Peccato davvero.
Dagli spalti si leva il coro come una sola voce: “aridatece la Goggi!”.
Perché quella in onda adesso, con Martina Stella nelle improbabili vesti di un’eroina e in quelle, invece, probabilissime, di mistero nazionale (perché recita? Perché braccia e volto strappati ad una sana scrivania di avvocato, magari, o di ricercatrice o archeologa o qualsiasi altra dannatissima cosa fuorché il cinema?) è una tortura delle più sofisticate.
Si prende una bella storia, tratta da un bel romanzone di quelli che fanno volare e sognare e sentire tutti migliori, poi si decide di sbrodolarla per sei eterne puntate, mettendoci dentro, tanto per gradire, Ennio Fantastichini (grande attore, per carità, e maschera di cattivo per antonomasia, ma non se ne può davvero più di vedere spuntare il suo profilo adunco appena l’italiana tivvù deve rappresentare Il Male, un po’ di fantasia, che diamine!). Si scelgono come interpreti due symbols. Non solo due attori, attenzione. Oggi pare non sia sufficiente (l’Audience, sapete? Anche se lo strepitoso Insinna, che nessuno conosceva e che in pochi, oggi, credo abbiano capito quanto vale, ha fatto ascolti da brivido ovunque si sia affacciato… stiamo parlando del giovanotto romano reduce da “Don Bosco” e sostituto egregio di Bonolis con i pacchi).
Si prendono, dunque due simboli di fascino/bellezza/unpizzicoditrasgressionechenonguasta e si parte. Purtroppo in questo caso il solo dei due che avesse già dato eccellenti prove di saper anche recitare (anche), ovvero Scamarcio, dopo essere stato informato dalla stampa di avere dei begli occhi, ha iniziato ad indossare lo sguardo fisso e un po’ pollino di uno spot per colliri. Con risultati strazianti. Soprattutto se coniugati ad un uso decisamente smodato di gel per i capelli stile “mi sono appena alzato dopo una bruttissima sbornia”, che non è molto in linea con l’ambientazione poco dopo l’Anno Mille. Allora, forse, al posto del gel i fighetti usavano pettinarsi con le lumache, non ci è dato saperlo: in ogni caso lui esagera davvero.
Quanto alla Stella, che è, poi, il vero oggetto della nostra attenzione (considerato il titolo della rubrica…ma non ce l’abbiamo fatta a tacere su Scamarcio! Perdono!) non ha nemmeno, secondo la geniale battuta di Leone su Clint Eastwood: “due sole espressioni: una di fronte e una di profilo”, semplicemente riesce nell’impresa credo da Guiness di non averne affatto. Mai. Che baci, lanci le frecce, si creda innamorata, colga i primi segni di tempesta ormonale, odi, abbia freddo, fame, paura, sia in vesti di fanciulla o di arciere la Stella trasmette le emozioni di un sampietrino (in romanesco sasso usato per la pavimentazione di strade antiche), ergo di una meteora.
Come una meteora è gnucca, greve, senza un solo barbaglio di luce - ad onta del nome – fatto salvo quello (opinabilissimo e riflesso) che le deriva dall’essere stata la ragazza molto fotografata di Lapo Elkann.
Peccato davvero.
Dagli spalti si leva il coro come una sola voce: “aridatece la Goggi!”.