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THE BEGGAR'S OPERA

The Beggar’s Opera: la commedia del mendicante che ispirò Brecht

The Beggar’s Opera
The Beggar’s Opera

Gli esperti di storia del teatro sanno che The Beggar’s Opera è a tutti gli effetti la prima commedia musicale di cui si ha notizia. Molto prima delle cosiddette produzioni “juke box”, oggi molto in voga, John Gay concepì un testo a partire dalle musiche: intorno a famose melodie del suo tempo, colte o popolari, costruì un canovaccio del tutto originale. Era il 1728.

L’uomo è predatore

A Spoleto Festival 2018 The Beggar’s Opera arriva nell’edizione Robert Carsten e per la produzione del Théatre des Bouffes du Nord, storica sala parigina diretta fino a pochi anni fa da Peter Brook. Una messa in scena in cui è la musica a dettare le condizioni, come nell’idea originaria dell’autore, ma dove il concept registico e l’eccezionale poliedricità degli attori/cantanti/ballerini restituiscono molteplici livelli di lettura e un ritmo vivace, graffiante e coinvolgente. La storia è la stessa di cui s’impadronirà Brecht per L’opera da tre soldi, seppur con i dovuti distinguo ideologici: Peachum gestisce i suoi loschi affari grazie alla corruzione delle forze di polizia e ai furti di una banda al soldo di Macheath, dongiovanni sfrontato e impudente.

Di lui s’innamorano sia Polly Peachum sia la figlia del capo della polizia, che rimane anche incinta. Una serie di peripezie porterà Macheath ad un passo dal patibolo per ben due volte, ma alla fine il governo appena insediatosi lo nominerà ministro della giustizia. Un sovvertimento paradossale che si concentra nelle parole dell’ultima canzone “Chi piange oggi, domani forse riderà”. La commedia è un campionario di corruzione e avidità, i protagonisti sono ladri, prostitute e protettori. Davanti a noi c’è una Londra che sprofonda nel baratro dei tradimenti, delle tirate di coca, delle mazzette, del denaro come misura di tutte le cose. Una città di pescecani insomma, ma come recita una delle ballate “Tra tutti i predatori, l’uomo è l’unico più socievole”.


Tra scatoloni e danze scozzesi

L’uomo ha, infatti, bisogno di rapporti, perché è grazie a questi che soddisfa la sua famelicità. Così, sulle note di Purcell o di Händel, eseguite dai musicisti de Les Arts Florissants che con piglio meticcio fondono minuetto e improvviso jazz, i ragazzi di Macheath, quasi scarti di periferia alla Loach, si muovono sicuri di sé armati di pistole e faccia tosta, bevono, scommettono intorno a un biliardo, preparano colpi e scambiano dosi. Intanto Polly è innamorata di Mac, come Lucy d’altronde, e come tutte le prostitute con cui si diverte passando di locale in locale: sono tutte innamorate di lui, ma saranno proprio loro a tradirlo. Peachum conosce il valore dei soldi e quanto possano essere convincenti per delle sgualdrine.

I soldi e l’avidità, dunque, ma anche la guerra tra sessi: per gli uomini le donne succhiano loro la libertà, per le donne gli uomini non hanno alcun rispetto per l’altra metà del cielo. Davanti a un’enorme parete di scatoloni, che di volta in volta conterranno mercanzia o si trasformeranno in arredo come il bancone di un bar, la vicenda si dipana senza pause, in uno scoppio continuo di vitalità: ballate scozzesi si accompagnano a gare di hip hop, giochi di seduzione a battute di attualità, fino a quando gli schemi saltano, il cattivo può passare per buono e tutti pretendono qualcosa.

L’impressione è che non basti il palco a contenere tutta questa energia musicale e fisica, e il pubblico divertito e coinvolto applaude convinto.

Visto il 07-07-2018
al Nuovo Gian Carlo Menotti di Spoleto (PG)