Lirica
DON GIOVANNI

Il servo domina il padrone: a Rovigo un debole Don Giovanni cede il passo a Leporello

Don Giovanni
Don Giovanni © Teatro Sociale Rovigo

La versione del “Don Giovanni“ che sentiamo è un mix di quella praghese e della viennese. Aldo Sisillo dal podio presiede con l'abituale autorevolezza, ottenendo una buona quadratura musicale.

Invero assai attraente, questo Don Giovanni di Mozart presentato dal Teatro Sociale di Rovigo alle soglie dell'Avvento. La versione che sentiamo è un mix di quella praghese e della viennese: sono inserite le arie Dalla sua pace e Mi tradì quell'alma ingrata ed il duetto Per queste tue manine; ma anche il rondò conclusivo Questo è il fin di chi fa mal, tagliato nel 1788 al Burgtheater di Vienna. In poche parole, abbiamo di fronte un po' tutto il Don Giovanni che amiamo.

Ogni elemento di questo spettacolo nasce dall'estro inventivo di Paolo Giani Cei, giovane talento da tener ben da conto. La regia procede asciutta, pregnante, senza sbandamenti, esaltando i singoli caratteri ed utilizzando abilmente uno stuolo di inquietanti mimi femminili, che alla fine divengono banchetto del seduttore; la scenografia gioca abilmente sull'alternanza di una serie di velari dipinti, pronti ad un gioco di trasparenze; le luci cadono perfette, mentre i costumi omaggiano con finezza il Secolo dei Lumi.

Direttore esperto, interpreti (quasi tutti) giovani

In buca, l'Orchestra di Padova e del Veneto, dalla lunga consuetudine con il repertorio mozartiano. Per questo Aldo Sisillo, che dal podio presiede con l'abituale autorevolezza, pur con le esigue prove a disposizione ha ottenuto da essa una buona quadratura musicale e sollecite risposte quanto a varietà espressiva, ricchezza di dettagli, sonorità abilmente dosate. Dal punto di vista teatrale, poi, siamo messi di fronte ad un profilo narrativo vivo e pulsante del capolavoro mozartiano. Meno positivo, ahimè, sempre per mancanza d'una adeguata messa a punto, il bilancio del rapporto con gli interpreti in scena. Per di più, non tutti abbastanza esperti delle scene.

Soprattutto Leporello

Il basso baritono australiano Laurence Meikle rende bene il carattere spavaldo ed eversivo di Don Giovanni, ma la voce – talvolta a corto di fiato - non possiede sufficiente perentorietà, né riesce a proiettarsi in avanti. Fabio Previati con il suo dinamico ed irresistibile Leporello offre una prestazione veramente maiuscola, tanto da divenire di fatto il perno del palcoscenico.

La tenera Donna Anna del soprano coreano Min Ji Kim possiede una grazia minuta ed elegante; la figura della passionale Donna Elvira non si addice al soprano russo Evgenija Vukkert, che per di più offre un suono un po' nasaleggiante; sull'incerta ed arida Zerlina di Estebaliz Ruiz meglio soprassedere. Il Don Ottavio di Francesco Marsiglia è disegnato con condotta oculata, adeguata virilità e colorata con abile pennello; e pure il Masetto di Federico Caverzan emerge ben centrato, sia come figura sia nel canto. Costruttivo l'apporto del Coro Lirico Veneto, preparato da Matteo Valbusa. Nell'altro cast figuravano Angela Nisi come Donn'Anna e David Ferri Turà quale Ottavio.

Visto il 08-12-2019
al Sociale di Rovigo (RO)