La compagnia Astra Roma Ballet diretta da Diana Ferrara, già Prima Ballerina del Teatro dell’Opera di Roma, conferma la sua qualità e la sua professionalità nell’affrontare opere di un certo spessore con un gruppo di danzatori.
La compagnia Astra Roma Ballet diretta da Diana Ferrara, già Prima ballerina étoile del Teatro dell’Opera di Roma, conferma la sua qualità e la sua professionalità nell’affrontare opere di un certo spessore con un gruppo di danzatori che, a dispetto della loro giovane età, già vantano significative esperienze professionali.
L’impeccabile direzione artistica volge quindi lo sguardo ad un grande classico della lirica e con l’estro coreografico di Paolo Arcangeli trasforma la più celebre opera di Gioacchino Rossini in un balletto che è una vera ventata di freschezza e modernità. La compagnia già nel 2017 si era cimentata in un esperimento simile con Il flauto magico, coreografando la nota opera lirica mozartiana e dando vita ad una vera e propria fiaba danzata. Con La gazza ladra non si può fare a meno di notare la crescita artistica dei danzatori a livello tecnico e interpretativo. Tutti sembrano essere maggiormente amalgamati tra loro e molto più introdotti nello stile del coreografo Paolo Arcangeli che mantiene una grande fluidità e contaminazioni non solo stilistiche ma anche registiche e drammaturgiche.
La danza e la lirica per raccontare una storia
Sembra opportuno, infatti, dare al lavoro una lettura narrativa ma anche ironica e fiabesca. Il balletto, tratto dal libretto originale dell’opera rossiniana, narra la vicenda di Ninetta (Giada Primiano), ingiustamente incolpata dal Podestà (Elio Zingarelli) di aver rubato un cucchiaio d’argento dalla casa dei genitori (Fausto Paparozzi e Simona Natilla) del fidanzato Giannetto (Manuel Carbone). Pur essendo innocente la ragazza accetta di addossarsi la colpa ed essere condannata a morte, per proteggere suo padre (Kevin Arduini), già accusato di diserzione. In realtà il furto è stato commesso da una Gazza (Giorgia Montepaone) molto solare e un po’ cleptomane. Fortunatamente Pippo (Alessandro Scavello), amico di Ninetta, scoprirà che la vera ladra non è altri che la Gazza e la storia si concluderà con un’indulgenza a favore di Ninetta, e con un lieto fine in pieno accordo con l’opera semi-seria rossiniana.
Le videografie di Marco Schiavoni sono la perfetta scenografia per un’atmosfera surreale ma raffigurano anche sogni, ricordi e stati d’animo dei protagonisti. I costumi semplici e colorati sono pensati secondo un moderna concezione della Commedia dell’Arte secondo cui le maschere (quindi i costumi) rappresentano i caratteri dei personaggi.
Bellissima l’antitesi coreografica tra le due protagoniste femminili. La dolce Ninetta conquista con la sua leggerezza e il suo lirismo. La sua espressività valorizza i complessi pas de deux, conferendo all’esecuzione cuore e respiro. È l’innamorata perfetta, degna eroina di ogni fiaba che si rispetti; la Gazza incarna invece un mondo bizzarro, in cui tutto va al contrario, sottosopra. È indisponente e dispettosa. Accenna un passo ma ne esegue un altro, scherza gioca, inganna. Tuttavia, conserva una certa innocenza. I suoi assoli frizzanti la rendono una creatura deliziosa che se pure compie una cattiva azione non lo fa con cattiveria ma perché vittima di una strana forma di cleptomania che ad Arcangeli è piaciuto mettere con un guizzo nelle sue gambe.
Tutti i danzatori oltre alla tecnica dimostrano di avere anche ottime doti interpretative confermate da un corretto utilizzo della pantomima che diventa strumento per una più agevole lettura della coreografia. I loro gesti sono teatrali ma privi di esagerazioni e vezzi superflui. I corpi sono liberi, viaggiano nello spazio, a tratti volano. Le prese acrobatiche e gli intrecci dei corpi restano una costante del linguaggio del coreografo ma restano funzionali alla drammaturgia. Il movimento non è fine a se stesso e, pur ricercando la pulizia delle linee, l’obiettivo della coreografia va oltre l’estetica e il tecnicismo.
Una coreografia per la musica
Oltre ad aver affinato lo stile e il pensiero di regia la principale novità di questo nuovo lavoro dell’Astra Roma Ballet sta (ed è qui che si riscontra un notevole elemento di maturità) nel fatto che La gazza ladra è una coreografia pensata per la musica. Ciò non vuol significa una mera coincidenza dei corpi sulle note come se questi si facessero strumenti musicali e “suonassero” la musica. Sarebbe quest’ultima una perfezione non richiesta, né necessaria. È evidente, piuttosto, una profonda compatibilità tra la danza e la musica, così come la concepiva Rossini. Vi è, quindi, una speciale sinergia tra danza e pensiero musicale. La vivacità dei ritmi, la bellezza melodica, il vigore e la freschezza delle arie rossiniane hanno saputo rimodernare la musica del tempo, ravvivandone colori e sfumature strumentali; il cosiddetto "crescendo rossiniano" è assolutamente leggibile nei frenetici pezzi d’ensemble come quello del pic nic iniziale o dell’indulgenza; i virtuosismi del “bel canto” sono tradotti in quelli di una danza espressiva.
La musica diventa “teatrale”, concede al pubblico un impatto fisico, e quindi “danzato”, assai potente. Nello stesso modo in cui la danza mostra la sua accezione musicale e teatrale.