Gli uomini, che traditori! L'operetta francese fa capolino al Bru Zane di Venezia

Gli uomini, che traditori! L'operetta francese fa capolino al Bru Zane di Venezia
© Juilien Benhamou

Torna il teatro 'leggero' al Palazzetto Bru Zane di Venezia, con piccole creazioni di due autori minori di un genere musicale che ravvivò il panorama francese dalla metà dell'800 sino ai primi del '900.

Torna il teatro 'leggero' al Palazzetto Bru Zane di Venezia, con piccole creazioni di due autori minori di un genere musicale che ravvivò il panorama francese dalla metà dell'800 sino ai primi del '900: Robert Planquette, noto per la popolarissima operetta Les cloches de Corneville, e Paul Henrion, fertilissimo creatore di chansons da salotto, che consegnò alle sale dei Boulevards parigini piéces non tutte proprio memorabili. Entrambi poi scrissero anche brevi saynettes comiche, come quelle presentate a Venezia. Cosa fossero, lo vediamo subito.

Non solo operetta

Si dice operetta, e si pensa a Offenbach, Lecocq, Audran, ed a spettacoli affollati di personaggi, con tanto di coro e ballerine in fila. In realtà, la maggior parte di questi lavori per svariati decenni, in ossequio ad un decreto napoleonico del 1807, potevano contare solo su due, massimo tre interpreti. Niente cori, niente danze e ridottissime orchestre: giusto quanto poteva stare in ridotti teatrini. Limitazioni, peraltro, che se da un lato circoscrivevano le proporzioni, dall'altro diedero impulso all'inventiva dei librettisti e dei compositori.

Stretti parenti dell'operetta, e frequenti nelle affollate serate dei variétés, erano poi certi fulminanti siparietti comici – le saynettes, appunto, cioè 'scenette' – ancor più stringenti perché affidati ad un/una solo/a protagonista. Il quale ovviamente, doveva possedere brillanti doti di cantante-attore, pronto magari ad improvvisare un po'. Un genere, peraltro, che trovò ospitalità pure nei café-chantant dell'Italia umbertina.

Due saynettes travolgenti

E saynettes sono appunto sono On demande une femme de chambre (Cercasi cameriera personale, 1876) di Robert Planquette e Chanteuse par amour (Cantante per amore, 1877) di Paul Henrion, entrambe ideate per un astro dell'opéra-comique e del café-concert parigino del Secondo Impero, l'avvenente Anna Judic. Soprano ed attrice celebre ed assai richiesta, nota fra l'altro per recitare vivaci personaggi di estrazione popolare calati in situazioni farsesche, ed inclini a gustosi doppi sensi ed a commettere esilaranti strafalcioni linguistici. Proprio come le protagoniste di queste due saynettes.

Due trame fatte di niente, ma seducenti

Una è la campagnola Claudine giunta a Parigi in cerca di lavoro, ma costretta a fare dietro-front perché la futura datrice di lavoro, alquanto indebitata, si è resa latitante. Tornerà a casa, a tentare la riconquista del fedifrago fidanzato. L'altra è la piccante Suzanne, giovane cantante di café-concert in vacanza al mare, che sogna un futuro di celebrità e di mondanità. Al momento di andarsene, scopre che l'amante da poco dileguatosi soggiorna proprio sopra la sua stanza, pronto a nuove avventure galanti. Decide quindi di restare, con il feroce proposito di vendicarsi.

Due pungenti figure che rivivono con la voce e l’irrefrenabile gestualità di Ingrid Perruche, interprete strepitosa e poliedrica: accompagnata al piano da David Violi, ha conquistato la simpatia del pubblico veneziano con la sua bravura e l'irresistibile charme, lanciandosi in spassosi monologhi ed accattivanti ariette musicali.

Le frizzanti trovate registiche, la scena ridotta al minimo – un boudoir/camerino pieno di lettere, foto e oggetti personali – ed i costumi li dobbiamo a Pierre-André Weitz, assistito da Pierre Lebon. Lo spettacolo andrà poi in tournée in Francia. Non da noi, hélas.