Un frizzante Ernesto anni Ottanta

L'importanza di chiamarsi Ernesto
L'importanza di chiamarsi Ernesto © Laila Pozzo

È un Oscar Wilde dinamico, mercuriale, a volte sopra le righe, quello che incontriamo nell’Importanza di chiamarsi Ernesto. Ferdinando Bruni e Francesco Frongia scelgono un’ambientazione pop

È un Oscar Wilde dinamico, mercuriale, a volte sopra le righe, quello che incontriamo nell’Importanza di chiamarsi Ernesto allestita dal Teatro dell’Elfo, con regia, scene e costumi di Ferdinando Bruni e Francesco Frongia.

Oscar Wilde in chiave pop

I due registi scelgono un’ambientazione pop, Che si ispira alle sit-com degli anni Ottanta del secolo scorso, in cui ogni scena è dominata da una variopinta immagine che ha come protagonista lo stesso Wilde che, come una sorta di nome tutelare, veglia sulla sua commedia. L’apparenza e la vacuità della società che l’autore, con il suo linguaggio caustico ed irriverente, mette alla berlina, si rispecchia anche negli appariscenti costumi indossati dai vari protagonisti: dagli sgargianti completini tartan di Jack e Algernoon, al vestito, accessori e pettinatura di Gwendolen, alla mise da Lolita di Cecily.

Questa scelta si riverbera anche nella recitazione che tende ad enfatizzare il carattere dei personaggi, accentuandone la fisicità. Icastica a questo proposito è la camminata di lady Bracknell ogni volta che entra in scena. La recitazione scivola via dinamica, veloce, forse qualche volta anche troppo, al punto che alcune battute non ottengono dal pubblico la reazione che forse meriterebbero, ed anche la scelta di spingere molto sul carattere a volte tende a rendere alcuni passaggi in modo un po’ uniforme.


Ottimi attori ed atmosfera “queer”

Gli attori disimpegnano ottimamente, calandosi in una frizzante atmosfera “queer”, genere che secondo i registi si riscontra con decenni di anticipo nelle battute dei testi teatrali di Wilde ed in particolare proprio dell’Importanza di chiamarsi Ernesto. Tutti sono perfettamente in parte, dal dandy Algernoon di Riccardo Buffonini all’ incisivo Jack di Giuseppe Lanino.

Sul versante femminile spiccano la surreale Gwendolen di Elena Russo Arman e l’aggressiva e provocante Cecily di Camilla Violante Scheller: la loro scena del secondo atto è sicuramente uno dei momenti più a fuoco dello spettacolo. Ida Marinelli è un’autorevole Lady Bracknell mentre Cinzia Spanò è la burbera Miss Prism. Completano il cast il simpatico Reverendo Chasuble di Luca Toracca e lo stralunato cameriere di Nicola Stravalaci.