Nulla di meglio, per sbrigliare la fantasia di un direttore artistico, che il poter abbinare due atti unici. Al Teatro Comunale di Treviso Rita fa coppia con Gianni Schicchi.
Nulla di meglio, per sbrigliare la fantasia di un direttore artistico, che il poter abbinare due atti unici. Al Teatro Comunale di Treviso Rita fa coppia con Gianni Schicchi, ponendo così a confronto due generi di comicità. Quella squisitamente francese, da maliziosa pochade, nel lavoro di Donizetti, che nel manoscritto è intitolato Deux hommes et un femme, cioè Due mariti ed una moglie. E quella sapidamente toscana, vernacolare ed irriverente in Puccini: felice fusione fra estrosa inventiva musicale e colorita orchestrazione, da una parte; e la causticità del libretto del bravissimo Forzano, creato praticamente dal nulla ispirandosi a pochi versi della Divina Commedia.
Un lavoro popolarissimo, uno meno
Se Gianni Schicchi è da sempre uno dei lavori più amati di Puccini, Rita è rinata dopo lungo oblio solo grazie all'allestimento della Piccola Scala nel 1965. Ma non è certo altrettanto popolare. E' una breve opéra comique – dunque con dialoghi parlati – apprezzabile per il divertente intreccio e la carineria musicale, che trova il suo culmine nell'aria di Beppe “Allegro io son”, presente nel repertorio d'ogni tenore belcantista. Che qui è Matteo Mazzaro, pronto a giocar bene le sue carte. Principalmente la naturale spigliatezza, il colore chiaro e il tono squillante della voce, che gli fanno portare a casa un buon risultato.
Nel ruolo del titolo, Arianna Cimolin appare un po' compassata, e quindi non è ben resa sia la civetteria, sia la capricciosità del personaggio; né può approvare la debole resa delle colorature. Leonardo Galeazzi è un Gasparo musicalissimo e travolgente sulla scena: non serve dir di più.
Gianni Schicchi è opera corale, in cui giganteggia il protagonista: e qui ritroviamo ad indossare i suoi panni di nuovo Leonardo Galeazzi, che convince in pieno per salacità verbale, grande espressività, vocalità prorompente. Parti di contorno valide e ben orchestrate: di nuovo Matteo Mazzaro per Rinuccio e Arianna Cimolin per Lauretta; e poi Camilla Antonini (Zita), Seumas Begg (Gherardo), Olga Czerwinski (nella), Eugenio Maria De Giacomi (Betto), Andrea Pellegrini (Simone), Luca Bruno (Marco), Francesca Gerbasi (Cesca), Carlo Torriani (Spinelloccio e Amantio).
Direzione sonnacchiosa, regia brillante
L'orchestra che troviamo al lavoro è la Filarmonia Veneta, compagine affiatata. Peccato che la direzione di Fabrizio Da Ros non funzioni proprio: sottomessa, senza vigore e senza minima verve in Rita, appena un po' più mossa e frizzante in Gianni Schicchi. Comunque, una guida musicale priva di carattere e poco stimolante.
Il compito di infondere bella vivacità ai due lavori ricade dunque interamente sulle spalle di Alfredo Corno, le cui trovate registiche, per fortuna, prendono subito il volo. Nella farsa di Donizetti, ci apre l'interno di una linda ed ariosa locanda, dove si dipanano con garbo e lesta scioltezza i sapidi battibecchi tra Rita, Beppe ed il redivivo Gasparo. In Puccini, tra le grandi biblioteche piene di polverosi cimeli di Buoso Donati, sa accompagnare il vorticoso gioco delle parti con sottile humour e mano felice. Le belle scenografie le dobbiamo ad Angelo Sala, i costumi allo stesso Corno.