Prosa
19 LUGLIO 1985, UNA TRAGEDIA ALPINA

19 luglio 1985, una tragedia alpina rievocata dall'Office for a Human Theatre

19 luglio 1985, una tragedia alpina 
19 luglio 1985, una tragedia alpina  © Luca d'Agostino

E' un drammatico, altissimo esempio di drammaturgia civile 19 luglio 1985 - una tragedia alpina, evento visivo in bilico tra teatro musicale e teatro di parola. Anche se qui la parola è scritta, non pronunciata. Dopo il fortunato Curon/Graun - presentato ad Opera 20/21 di Bolzano e Trento nel 2018, e poi accolto con favore a Roma, Firenze, Milano - l'OHT/Office for a Human Theatre porta al Mittelfest 2020 di Cividale del Friuli la sua ultima produzione, la stessa che ha inaugurato a novembre 2019 la Stagione di prosa del Teatro Sociale di Trento. E che tra breve approderà al RomaEuropa Festival 2020.

Drammaturgia intensa, dai tratti corali

Presentato nel piccolo Teatro Ristori, 19 luglio 1985 è uno spettacolo di grande intensità, dai tratti un po' corali, che vuole spingere lo spettatore a riflettere sulla ferocia con la quale una Natura abusata può reagire. In questo caso, ricordando la rabbia con la quale un'immensa valanga di fanghi biancastri - 180.000 m³ di depositi provenienti da due invasi minerari di decantazione, collassati uno sull'altro - travolsero con inaudita violenza la valle e il piccolo abitato di Stava, viaggiando ad una velocità di 90 chilometri.


Tremò tutta la montagna, se ne accorsero persino i sismografi. L'ondata distrusse quanto si trovò davanti – case, alberghi, fabbricati rurali – sfiorando il paese di Tesero nella Val di Fiemme, e depositandosi infine lungo il torrente Avisio. Tutto cominciò alle 12:22:55 del 19 luglio 1985. Nella manciata di minuti seguenti morirono 268 persone, alcune della quali mai ritrovate.

Un modulo azzeccato e vincente

Resta lo stesso metodo di Curon/Graun, cioè il gioco su vari registri artistici, la fusione di live action e proiezione di videoimmagini, più un commento di musica dal vivo – eseguita qui dall'Ensamble Vocale Continuum guidato con voluta, ancestrale icasticità da Luigi Azzolini. Sono composizioni di Györgi Ligeti, David Lang, e del repertorio popolare di montagna. Regia, scene e testi sono ancora una volta di Filippo Andreatta, la drammaturgia l'ha pensata Marco Bernardi, mentre Davide Tomat fa da corifeo e cura la base sonora. Giovani, geniali, bravissimi.


Il lungo, silente avvio vede la punta di un abete ruotare in silenzio sotto una luce gelida, poi cadere di schianto con un rumore squassante. In un crescendo avvincente, partono le immagini e le didascalie che ricostruiscono e commentano l'accaduto, salgono le musiche eseguite dal coro – una sorta di “attore collettivo” schierato sul fondo in abiti candidi - ad un certo punto appaiono dei neon orizzontali che srotolano altre immagini, che poi cadono a loro volta per terra. Il direttore le raccoglie, avvolge con esse l'albero. 

Alla fine restano impressi in noi 50 minuti di emozione pura, palpabile, indimenticabile.

Visto il 12-09-2020
al Adelaide Ristori di Cividale Del Friuli (UD)