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4 DONNE E UNA CANAGLIA

Canaglia o vittima? Questione di coerenza

Canaglia o vittima? Questione di coerenza

Tornano dunque insieme sul palco Barbara Bouchet e Corinne Clery, affiancati da Nicola Paduano, ai quali si aggiungono, questa volta, Marisa Laurito e Gianfranco D’Angelo.

Dallo stesso regista e con gran parte del medesimo cast artistico del precedente lavoro, è in scena sui palcoscenici italiani, Quattro donne e una canaglia, di Pierre Chesnot, ideale “seguito” di Tre donne in cerca di guai (2015).
Tornano dunque insieme sul palco Barbara Bouchet e Corinne Clery, affiancati da Nicola Paduano, ai quali si aggiungono, questa volta, Marisa Laurito e Gianfranco D’Angelo.

Una 'canaglia' e le sue donne 

Walter, un (quasi)settantenne pieno di vita è la “canaglia” al centro delle vicende di questa divertente commedia. Attorno a lui ruotano le esistenze di quattro donne: una moglie (Brigida), e una ex-moglie (Barbara), diventate migliori amiche, un’amante che sta per essere piantata (Catherine) e un’altra amante di oltre trent’anni più giovane (Roberta), che “parla quattro lingue, ma tutte insieme”, interpretata dalla simpaticissima Ester Vinci.
Con meticolosa precisione, degna delle più classiche commedie brillanti, in stileTaxi a due piazze, l'uomo riesce a tenere tutto sotto il proprio controllo, rinnovando tali frequentazioni femminili con cadenza decennale. Finché, nel giorno del suo sessantottesimo compleanno, le quattro donne si ritrovano tutte insieme nello stesso luogo, dando inizio a un “gioco a carte scoperte”, che, in un susseguirsi irresistibile di malintesi e battute, scombinerà i piani della canaglia, che assumerà il ruolo di “vittima” dimostrando tutta la sua coerenza.
Le quattro sono accomunate, inoltre,  da una ricorrente e inspiegabile passione per il lavoro a maglia, che spegne irrimediabilmente qualsiasi ardore da parte del maturo protagonista.

Quella sensazione di 'vuoto drammaturgico'

La dinamica regia di Nicasio Anzelmo, più “posata” e meno “sopra le righe” rispetto al precedente lavoro, mette a suo agio tutti gli interpreti, ma in particolare Marisa Laurito, Corinne Clery e Nicola Paduano, più disinvolti nei momenti più brillanti della pièce.
L’adattamento italiano di Mario Scaletta pone Gianfranco D’Angelo al centro di un prologo-dialogo in proscenio con il pubblico - forse troppo prolungato -  e di alcuni intermezzi durante i quali l’azione scenica si blocca per raccontare il primo incontro della “canaglia” con ciascuna delle donne protagoniste.
Momenti piacevoli, battute apprezzate, che rivelano, probabilmente, un sensibile “vuoto drammaturgico” da compensare in maniera, tutto sommato, piuttosto riuscita.

Interno borghese, con vista ascensore

La scena ricostruisce un interno borghese contemporaneo, con l’immancabile presenza (segno di esilaranti equivoci) di porte che sia aprono e si chiudono e un ascensore “esterno”, la cui luce che si illumina, anticipa al pubblico l’ingresso in scena di ogni personaggio coinvolto.
Suscitano perplessità, infine, musiche di scena ed effetti sonori, che si rivelano piuttosto decontestualizzati e non funzionali ad “accompagnare” quanto accade in scena.

Visto il 14-03-2017
al Alfieri di Torino (TO)