Prosa
45 GIRI DI PAROLE D'AMORE

Le parole dal vinile

Le parole dal vinile
Sant'Elpidio a Mare (FM), teatro Cicconi, “45 giri di parole d'amore” di Giuseppe Di Leva LE PAROLE DAL VINILE 45 di parole d'amore non è uno spettacolo di canzoni oppure con le canzoni, ma il testo nasce da una drammaturgia costruita coi testi delle canzoni degli anni Sessanta e Settanta, sceneggiature di corti atti unici, dialoghi e brevi monologhi creati dall'intreccio delle parole delle canzoni d'amore. Quindi un omaggio ai parolieri dell'epoca, spesso veri poeti, cacciatori di ritmi, metafore e altre figure retoriche, a volte con agganci nella letteratura classica, tornando, con voglia di divertirsi, a certi refrain che hanno accompagnato diverse generazioni con affetto e ironia. Come passare da Mina a Catullo, ad esempio: il poeta è ricordato da tutti gli studenti del liceo per “odi et amo, quarid faciam fortasse requiris, nescio sed fieri sento et excrucior” laddove la tigre di Cremona intona “ti odio e poi ti amo e poi ti odio e poi ti amo”. Ma anche Leopardi e gli hippies, Palazzeschi e Lucio Battisti in collegamenti curiosi ed intelligenti. Vengono proposte sketch brevissimi e fulminanti tratti da testi di canzoni sul modello delle tragedia in due battute di Achille Campanile con risultati spassosi, come anche varianti goliardiche ai testi (“prenda questo in mano, zingara”), variazioni sui temi del telefono e sull'uso del “se”. Molto divertente l'analisi di significati, presupposti e conclusioni di “Piange il telefono”, a torto ritenuta emblema di italianità quando invece trattasi di canzone tradotta dall'originale francese, come anche l'imitazione di Mina in “Se telefonando” fatta prima con i gesti della cantante e poi con modalità da “non udenti”. Insomma da “Non son degno di te” ad “Anonimo veneziano” una lunga carrellata di riferimenti e rimandi che riporta indietro nel tempo, anche grazie agli azzeccati costumi e all'oggettistica di scena. Paolo Bessegato rivela una capacità ottima di fare i dialetti veneto e romagnolo e un gusto notevole per la battuta immediata. Lunetta Savino, dopo le convincenti prove al cinema, nella fiction televisiva e a teatro (sia nel drammatico che nella commedia, da ultimo emozionante Nora nella riscrittura di Casa di bambola operata da Leo Muscato per la Leart', che produce anche questo spettacolo), si scopre in una nuova, inedita veste teatrale. Sul palco quattro musicisti suonano (benissimo) dal vivo: Fabio Battistelli al clarinetto, Enzo Veddovi (autore anche degli arrangiamenti) alla fisarmonica, Ananda Gari alla batteria e Giacomo Dominici al contrabbasso. La regia dello stesso Paolo Bessegato vivacizza lo spettacolo con frequenti entrate ed uscite dei due protagonisti davanti ai musicisti; la regia è misurata e attenta a offrire il massimo dal testo di Giuseppe Di Leva: si ride con misura, si guarda al passato con affetto e ironia, con distaccato disincanto mai superficiale. E la leggerezza, unita all'intelligenza, è vincente. Teatro gremito: il pubblico gradisce, si diverte e applaude molto. Visto a Sant'Elpidio a Mare (FM), teatro Cicconi, il 21 marzo 2010 e a Nocera Umbra (PG), teatro Cottoni, il 25 marzo 2010 FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al Auditorium Officina H di Ivrea (TO)