Claudio Insegno dirige in punta di piedi uno spettacolo pulito, contenente numeri coreografici pieni di energia, adeguati alle musiche originali firmate da Alan Menken.
Dal film Bronx (1993), trasposizione cinematografica dello spettacolo teatrale ispirato alla vita dell’attore candidato all’Oscar Chazz Palminteri, è nato nel 2016 A Bronx Tale, un musical di Broadway prodotto da Robert De Niro, già regista e interprete della sceneggiatura originale.
A Bronx Tale è strutturato come un romanzo di formazione nel quale il protagonista, fin dall’età di 9 anni, è chiamato lungo il suo percorso di crescita a confrontarsi con l’onestà paterna contrapposta all’ammirazione che prova per Sonny, il gangster del quartiere, che con i suoi insegnamenti -spesso impartiti ben oltre i limiti della legalità- condiziona in maniera assai precoce le scelte di vita del piccolo Calogero, interpretato dallo strepitoso Mario Donato Vinci. Lealtà e famiglia, intesi come valori tradizionali, rappresentano dunque il fulcro della vicenda e sono straordinariamente incarnati dai personaggi di Sonny e Lorenzo, interpretati a teatro con carisma e intensità emotiva similari da Andrea Carli e Roberto Rossetti.
Un quartiere dalle diverse sfaccettature
Due strade di uno stesso quartiere – Belmont Avenue e Webster Avenue – sono le arterie principali lungo le quali si sviluppa la storia d’amore – fortemente orientata alla tolleranza – tra Calogero e Jane, studentessa di colore, che gioca un ruolo importante nel mettere in guardia il protagonista circa la strada da intraprendere e le compagnie da frequentare.
Si ritrova nuovamente sul palcoscenico la collaudata coppia formata da Marco Stabile e Daniela Pobega, già apprezzati in Dirty Dancing, qui impegnati non più in qualità di leading singers bensì come performer a tutto tondo. Stabile si conferma a proprio agio nel ruolo di protagonista/narratore, ma in questo specifico spettacolo la sua performance – pur essendo impeccabile – non tende a sorprendere il pubblico più del dovuto; Daniela Pobega – dopo numerose soddisfazioni professionali all’estero - torna sui palcoscenici italiani con un ruolo stimolante dal punto di vista interpretativo, ma soprattutto adatto alla sua vocalità black.
Bronx o Jersey?
La scenografia pertinente e minimalista di Roberto e Andrea Comotti introduce immediatamente il pubblico in un’atmosfera da gangster-movie: l’ingresso in scena di un lampione sotto il quale quattro ragazzi intonano un motivetto a cappella sembra evocare sonorità e situazioni già sperimentate in Jersey Boys, spettacolo che si potrebbe in qualche modo considerare “cugino” di A Bronx Tale, nonostante l’appeal emotivo di questo allestimento risulti sensibilmente inferiore.
Claudio Insegno dirige in punta di piedi uno spettacolo pulito, contenente numeri coreografici pieni di energia, adeguati alle musiche originali firmate da Alan Menken; ma i riferimenti a celebri colonne sonore disneyane restano riconoscibili, nonostante le stuzzicanti sonorità doo-wop (stile musicale di fine anni Cinquanta, derivato dalla fusione di rhythm and blues e rock and roll).