L’allestimento concepito da Lina Wertmüller conserva l’eleganza tipica delle commedie di Garinei e Giovannini, mostrando al pubblico il lato intimistico di una protagonista (Nancy Brilli) che si trova a dover fare i conti con la propria solitudine.
A che servono gli uomini è una commedia con musiche scritta da Iaia Fiastri, la storica collaboratrice della ditta Garinei & Giovannini con cui ha firmato spettacoli di grande successo.
Si tratta dell’unico testo per il quale Giorgio Gaber ha scritto le musiche, realizzando una colonna sonora ricca di ritmi originali e brani semplici che restano subito nella testa (Com’è bella la città, Torpedo blu…).
La protagonista di questo nuovo allestimento è Nancy Brilli, che torna protagonista in una commedia targata G&G, a 33 anni dal suo debutto teatrale con Se il tempo fosse un gambero, accanto a Enrico Montesano.
Il desiderio di maternità nell’era dei social
Nancy Brilli interpreta Teodolinda, Teo per gli amici, una donna in carriera delusa dal genere maschile, che si ritiene soddisfatta della sua vita da single ma rimpiange di non aver mai avuto un figlio.
Un giorno scopre che il suo vicino di casa (Gianluigi Meggiorin), timido e imbranato con le donne, lavora presso un istituto di ricerche genetiche dove si pratica l’inseminazione artificiale. Con un pretesto, Teo ruba una provetta, riuscendo nell’intento di restare incinta senza i fastidi derivanti da un rapporto con l’altro sesso.
Durante la gravidanza, spinta dalla curiosità, cerca però in tutti i modi di conoscere il nome del donatore, innescando una serie di situazioni comiche con un colpo di scena finale (per questo allestimento il testo originale è stato modificato, ndr) che offre numerosi spunti di riflessione sul desiderio di maternità e sul ruolo della donna nella società attuale, invasa dai social.
Un allestimento elegante
L’allestimento concepito da Lina Wertmüller conserva l’eleganza tipica delle commedie di Garinei e Giovannini, mostrando al pubblico il lato intimistico di una protagonista che si trova a dover fare i conti con la propria solitudine.
La scenografia, all’apparenza minimalista e dispersiva, con le immancabili porte che si aprono e si chiudono, rivela invece una concezione dello spazio scenico di ampio respiro, attenta ai cambiamenti della società.
Una spiritosa Nancy Brilli – abile a tenere la scena, grazie a un mood interpretativo indubbiamente disinvolto – guida un cast affiatato, in grado di sostenere le percettibili incertezze della protagonista nel canto: Giula Gallone, nel ruolo della spumeggiante Samantha, Daniele Antonini (l’irresistibile quarantenne Osvaldo), Nicola D’Ortona (lo scultoreo Markus) e il già citato Gianluigi Meggiorin, con i quali l’attrice instaura una rassicurante sintonia.
A garantire i toni leggeri e frizzanti di uno spettacolo che, comunque, affronta temi importanti, ci pensa una fuoriclasse del palcoscenico come Fioretta Mari, nella spassosa e proverbiale interpretazione di Carmela, una mamma d’altri tempi, che si esprime rigorosamente in dialetto siciliano.