Lirica
ACI, GALATEA E POLIFEMO

“Aci, Galatea e Polifemo”, il capolavoro del giovane Händel è una moderna full immersion nella natura

Aci, Galatea e Polifemo
Aci, Galatea e Polifemo © Gianpaolo Parodi

Grazie a Opera Streaming non ci siamo persi l'Aci, Galatea e Polifemo di Händel messa in scena al Teatro Municipale di Piacenza. A sala chiusa, ovviamente. 

Presentata a Napoli nel giugno 1708 in occasione delle nozze d'un Duca d'Alvito, è una tipica cantata pastorale (serenata, la definisce il suo autore) a tre voci e strumenti, il cui tema celebra opportunamente la fedeltà e l'amore coniugale. Un finissimo capolavoro giovanile, rimaneggiato più volte per fissarsi poi nelle versioni londinesi del 1718 (Cannons House) e del 1732 (Haymarket Theatre, con testo in inglese).

Raffaele Pe

Da Napoli alla British Library

Il motivo d'interesse in questa esecuzione piacentina, pervicacemente promossa dal direttore artistico del Municipale Cristina Ferrari a dispetto della serrata imposta dalla pandemia, sta però nella scelta di un'inedita versione ricostruita su materiale custodito alla British Library. Che si suppone destinata nel 1713 al Senesino - voce prediletta dal compositore sassone – per l'ultima rappresentazione partenopea di cui non è tuttavia pervenuto il libretto.

In questa nuova veste, la partitura appare in parte abbreviata; immutata la parte del ciclope Polifemo, vocalmente però gli altri ruoli si invertono. Quello del pastore Aci vira da soprano a contralto, adattandosi al celebre castrato toscano; quello della nereide Galatea compie il percorso esattamente inverso, forse perché al tempo consegnato al soprano bergamasco Anna Maria Strada, altra interprete amata da Händel. A dirla tutta, non è però che l'operazione ci convinca pienamente; ed in più sacrifica qualche pagina non secondaria, come la pomposa aria con trombe obbligate «Sibilar l'angui d'Aletto» di Polifemo.

Raffaele Pe e Giuseppina Bridelli

Una ricostruzione a sei mani

La partitura è stata ricostruita da Raffaele Pe, Fabrizio Longo e Luca Guglielmi: quest'ultimo siede al cembalo e di qui concerta, presiedendo La lira di Orfeo, ensemble che offre un supporto impeccabile, variato nei timbri e nitido nei suoni. Cosa non secondaria, la ripresa audio degli strumenti è ottimale. Il noto controtenore lodigiano sfodera quel suo timbro bello e pulito, ed un saldo presidio scenico; sta attento ad ogni dettaglio espressivo, anche nella dizione; ma negli abbellimenti naviga talora un po' a vista, e l'ardua tessitura non sempre lo vede a suo agio. Non a caso, il suo momento migliore lo troveremmo nel largo del mesto congedo «Verso già l'alma col sangue», dove più conta l'eloquenza che una funambolica bravura. 

Andrea Mastroni e Giuseppina Bridelli


Belcantista ineccepibile ci sembra pure Giuseppina Bridelli, una Galatea che eccelle tanto nel canto di agilità – precisissima la sua «Benché tuoni» - quanto in quello d'espressione, là dove si mostra abile a sfumare, variare le tinte, smorzare, insomma a rendere tutta la trepida tenerezza d'una amante appassionata. A spiccare maggiormente è tuttavia Andrea Mastroni, chiamato a quel ruolo di Polifemo che non solo richiede eleganza vocale, scultorea incisività e grande varietà di toni – doti che gli difettano – ma anche contraddice la nozione che ad un basso non spettino compiti virtuosistici. 

Invece Händel cosparge proprio questa parte di tante piccole e grandi difficoltà, a partire dall'estensione e dall'agilità richieste all'interprete, chiamato a compiere frequenti escursioni di due ottave. Anzi, nella stupefacente aria «Fra l'ombre e gli orrori», balzi di ben due ottave ed una quinta, che Mastroni affronta con olimpica disinvoltura, scivolando agilmente su e giù dalla posizione acuta, risolta a mezzavoce, a quella grave: registro in lui vellutato, vigoroso, ben risonante.

Raffaele Pe e Andrea Mastroni

Sottotitolo, “Ecologia di un amore eterno”

Nel suo progetto drammaturgico - del quale s'impegna con regia, scene, costumi - Gianmaria Aliverta cerca di superare la staticità del libretto, aggravata dall'obbligato distanziamento dei cantanti, affidandosi ad una pregnante recitazione, ed in buona misura alle evocative videoproiezioni di Tokyo Studio

Immagini che reiterano un continuo richiamo alla Natura ed alle sue manifestazioni, quali l'onde marine, le nubi, la pioggia, lampi e saette, degli occhi immensi, il rosseggiare d'un tramonto che si scioglie nel sangue e nel cuore pulsante di Aci. Il risultato convince assai, snello ed efficiente com'è, e nella sua sapiente semplicità risalta molto bene anche nello schermo del nostro PC. 

L'opera è ancora disponibile, collegandosi ad Opera Streaming.

Visto il 15-11-2020
al Municipale di Piacenza (PC)