Dirige Massimiliano Stefanelli, associando precisione, bella flessibilità, convinta coscienza drammatica. Adriana Lecouvrer è un'opera che richiede una solida protagonista, tutto ruota su lei. Nella recita cui abbiamo assistito troviamo Valentina Boi
Ah, che guaio avere un carattere schivo ed introverso! E quale argine alla creatività, una cura ossessiva del proprio lavoro! Se fosse stato di diverso carattere, chissà cosa avrebbe potuto scrivere Francesco Cilea, dopo il trionfo di Adriana Lecounvrer e l'incerta accoglienza di Gloria. Dopo, vale a dire, dei due lavori segnanti l'apice e l'epilogo della sua carriera.
Ritiratosi dall'agone lirico passata di poco la quarantina, con soli cinque titoli alle spalle, non sentendosi più in sintonia col panorama artistico del suo tempo, né potendo contare sull'energia e l'esuberanza di un Mascagni o di un Leoncavallo, il compositore di Palmi decise di dedicarsi all'insegnamento. Limitandosi solo, all'occasione, a dar di lima a quanto già scritto. Quarant'anni di silenzio artistico, sino alla scomparsa; ma non professionalmente oziosi.
Se un allestimento è valido, ritorna in scena
Se Gloria è scomparsa dai cartelloni pur possedendo qualche qualità, Adriana Lecouvrer vi ricompare di tanto in tanto. Magari meno di quanto meriterebbe: non sarà un capolavoro assoluto, ma una macchina teatrale ben costruita sì. Per dire, al Teatro Filarmonico di Verona ritorna dopo le recite della primavera 1989. Quindi, giusto dopo trent'anni. L'allestimento è quello interamente ideato da Ivan Stefanutti per l'As.Li.Co. nell'ormai lontano 2002, e ripreso più volte.
Come al Comunale di Firenze nel 2010 - anche qui, dopo tre decenni di assenza dell'opera – e per ultimo al Sociale di Como, appena un lustro fa. Sua la regia, lineare, incalzante, squisitamente teatrale. Suoi i sontuosi costumi e le ariose scenografie, elementi uniti nel dipingere una raffinata ambientazione tra liberty e art decò: uno spostamento dalla Parigi di Luigi XV alle soglie del Novecento che propone la protagonista nelle vesti delle celebrate dive passate dal teatro al cinema muto, come la Duse, o la Bertini. O come la bellissima Lyda Borelli, il cui grande ritratto domina la scena conclusiva.
Il fluire della musica
Dirige Massimiliano Stefanelli, associando precisione, bella flessibilità, convinta coscienza drammatica. In tal modo la piena collaborazione col palcoscenico è assicurata, ed il fluire musicale trova massima realizzazione, rendendo al meglio il cromatismo armonico di un'orchestrazione che Cilea volle sapientemente costruita, densa di annotazioni coloristiche, eppure trasparente e leggera. Una concertazione in cui vien ben risolta la scorrevole discorsività che segna questa partitura, nel continuo alternarsi di recitativo, declamato e puro canto.
Adriana Lecouvrer è un'opera che richiede una solida protagonista, tutto ruota su lei. Nella recita cui abbiamo assistito troviamo Valentina Boi, che debuttando nell'arduo ruolo, procede come in punta di piedi, centrando però il bersaglio: offre suoni gradevoli all'ascolto, un'impostazione controllata e correttissima, una ben dosata passionalità nell'intensa recitazione che mai scade in enfasi declamatoria. Mikheil Sheshaberidze è invece un irrisolto Maurizio, per noncuranza del fraseggio, per povertà del registro centrale ed una certa aridità degli acuti. Il personaggio così tratteggiato mostra la necessaria virilità, ma la voce non lo sostiene sino in fondo.
Federico Longhi disegna un Michonnet umanissimo, plausibile nella sua timidezza sentimentale, sorretto da una linea di canto elegante, calibrata, ricca di belle sfumature patetiche. Rossana Rinaldi – altro debutto - consegna una Principessa di grande temperamento, però mai caricata nell'espressione e vocalmente assai ben rifinita. Il giovane basso Alessandro Abis porta in scena un solido Principe; al suo fianco, Roberto Covatta si mostra un vivacissimo e sapido Abate.
Il quartetto degli attori della Comédie è composto da Massimiliano Catellani (Quinault), Klodian Kacani (Poisson), Jessica Zizioli (Jouvenot) e Annapaola Pinna (Dangeville). I movimenti coreografici del balletto Giudizio di Paride sono di Michele Cosentino.