Un fascino speciale caratterizza le opere del tardo Ottocento e del primo Novecento che mettono in scena vicende ambientate nel XVIII secolo. La lettura del passato è uno specchio deformante nel quale, accanto all’immagine rappresentata (l’età dei lumi), è presente anche lo sguardo (tardoromantico e poi ‘verista’) che quell’immagine coglie, travisa e trascende. Sarebbe interessante studiare sistematicamente quali stereotipi (culturali ma anche prettamente musicali) entrano in gioco nella raffigurazione del Settecento in titoli come le due Manon o Andrea Chénier. O, naturalmente, come Adriana Lecouvreur. La frivolezza, l’ipocrisia e l’intrigo, certo. Ma anche la razionalità, la nitida simmetria delle forme e una certa di idea di felicità sognata e irrimediabilmente perduta, di Arcadia sfiorata e svanita. In Adriana, ad esempio, il Settecento fa capolino soprattutto nelle scene d’insieme, nei congegni giocosi e gioiosi che frantumano e alternano le voci, nei fantasmi di danze garbate. E poi nel tratto incerto e fragilissimo dell’ironia: un’ironia che Cilea non sempre governa a dovere, che talora è distacco equilibrato e talaltra è esasperazione (involontariamente?) grottesca.
Questi ingredienti eterogenei e complessi si ritrovano efficacemente combinati nell’Adriana Lecouvreur in scena al San Carlo di Napoli, che riprende un apprezzato allestimento del 2003 (la protagonista era allora la compianta Daniela Dessì). Se gli sfarzosi abiti disegnati da Giusi Giustino evocano fedelmente l’epoca dei fatti, le scene di Nicola Rubertelli comunicano suggestioni stilisticamente congrue ma non didascaliche. Bello, in particolare, è il colpo d’occhio del terzo atto, con il grande disco istoriato che accoglie le esibizioni dei ballerini (guidati con gusto da Michele Merola) e la parete a specchio che ne moltiplica e ne altera i movimenti; e bello pure l’avvio luttuoso del quarto atto, dove un drappo di velluto scuro sul fondo annuncia, come un catafalco stilizzato, l’esito tragico ancora insospettato. La regia di Lorenzo Mariani, complessivamente sobria, esplora con intelligenza le implicazioni metateatrali della trama, nella quale la Lecouvreur agisce come personaggio al quadrato sospeso tra vita e arte, tra realtà e palcoscenico.
Di alto livello i protagonisti dei questa Adriana partenopea. A cominciare da Barbara Frittoli nel ruolo del titolo, che sfoggia una voce ricca di sfumature, un’espressione perfettamente calibrata, una gestualità convincente e una grande padronanza attorica nei segmenti di melologo del primo e del terzo atto. Luciana D’Intino conferisce un notevole spessore alla principessa de Bouillon; tuttavia i suoi affondi nel registro grave, emblemi sonori dello sdegno e del rancore, risultano a tratti fin troppo possenti. A completare il versante femminile del cast provvedono Elena Borin e Milena Josipovic (rispettivamente Mademoiselle Jouvenot e Mademoiselle Dangeville), vivaci e spigliate.
Gustavo Porta, che veste i panni di Maurizio di Sassonia, ha bel colore e volume generoso. Il principe de Bouillon di Carlo Striuli è incisivo ma manca forse di levigatura. Luca Casalin trova i giusti accenti di leziosità e di malizia per delineare il profilo dell’abate di Chazeuil. Ottima la prova di Alessandro Corbelli: il suo Michonnet è il personaggio più umano sulla scena, non solo vocalmente impeccabile, ma anche perfettamente tornito nel carattere, empatico, vivo. Paolo Orecchia e Stefano Consolini disimpegnano con precisione le parti di Quinault e Poisson.
In buca Daniel Oren, che conosce Adriana Lecouvreur fin nelle pieghe più recondite, riesce a governare con sensibilità e raffinatezza i tempi e i colori della ricca partitura di Cilea. Colpisce, come in altre esperienze interpretative del direttore israeliano, il controllo perfetto degli spessori sonori: l’orchestra si assottiglia in attacchi impalpabili ma sempre nitidi, oppure si ingrossa minacciosa fino a saturare l’ampio invaso del teatro, o ancora si sfrangia in misture ben cesellate di fiati che si rincorrono precisi e senza affanno.
Il pubblico manifesta il proprio entusiasmo sia a suggello dei numeri più amati, sia nel tributo finale a tutti gli artisti.
Lirica
ADRIANA LECOUVREUR
Grande successo per ''Adriana'' al San Carlo
Visto il
19-10-2016
al
San Carlo
di Napoli
(NA)